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Cos’è lo stress

Con il termine stress indichiamo la nostra personale risposta psicofisica ad input emotivi, cognitivi o sociali, percepiti come eccessivi.Elisa Sergi coronavirus

In questo periodo di pandemia da Covid-19, siamo tutti sottoposti ad un carico stressogeno molto elevato. Per questa ragione ho scritto precedentemente un articolo che vi invito a leggere su come affrontare questo delicato momento: Leggi qui 

VADEMECUM PSICOLOGICO PER AFFRONTARE L’EMERGENZA DA CORONAVIRUS

Nel 1936 Hans Selye definì lo stress“risposta aspecifica dell’organismo” che si suddivide in 3 fasi specifiche ben distinte.

1 – Fase di allarme, un segnale che manifesta che gli stimoli sono eccessivi per la propria portata.
2 – Fase di resistenza, il momento nel quale si cerca di resistere a questi input eccessivi.
3 – Fase di esaurimento, questo è l’ultimo step nel quale possono iniziare a comparire sintomi fisici, cognitivi vede emotivi.

A seconda della durata l’evento stressante può essere sia acuto che cronico. In presenza di stress momentaneo e delimitato si parla di stress acuto, viceversa quando lo stress si prolunga nel tempo siao in presenza di stress cronico.

La natura dello stress

Elisa Sergi stress mentaleLo stress cronico può essere anche intermittente, nel senso che si presenta ad intervalli regolari nel corso del tempo. Invece lo stress cronico propriamente detto si manifesta per un lungo periodo di tempo. Lo stress cronico diventa invalidante poiché diventa un vero e proprio ostacolo al al perseguimento degli obiettivi individuali.

La durata non è l’unico fattore da tenere in considerazione, importante è capire la qualità dello stressor, ovvero dell’evento stressogeno. Gli stressor si dividono così in Eustress: stressor positivi, in gradi di eccitare e attivare l’organismo e Distress, stress negativi e nocivi per il nostro corpo, portando anche ad un abbassamento delle nostre difese immunitarie.

Gli stressor

Elisa Sergi coronavirus

Gli stressor possono essere:

  • eventi di vita, che siano piacevoli o spiacevoli ( matrimonio, nascita di un figlio, morte di una persona cara, divorzio, pensionamento, problemi sessuali)
  • cause fisiche, come la temperatura climatica, caldo estremo o freddo, abuso di sostanze come droghe fumo e/o alcol, gravi impedimenti fisici
  • il contesto di vita in cui una persona è calata, mancanze economiche ad ampio raggio, povertà, ambienti inquinanti da ogni punto di vista
  • malattie, sia lievi che gravi, calo delle difese immunitarie, comparsa di nuovi sintomi negativi, come quelli emotivi e cognitivi
  • Fenomeni straordinari, improvvisi e estremi come cataclismi. Sconvolgimento dovuto a cause naturali (terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni, maremoti)

Sintomi dello stress

I sintomi dello stress sono emotivi, cognitivi, comportamentali e fisici

Sintomi emotivi

  • Ansia in ogni sua sfaccettatura
  • Sentimenti di rabbia, ira, irrequietezza
  • nervosismo
  • Senso di oppressione
  • Pianto
  • Agitazione
  • Senso di impotenza
  • Tristezza e malinconia
  • Depressione
  • Solitudine
  • Tensione
  • Apatia e abulia
  • E molto altro ancora a seconda della personalità dell’individuo

Sintomi cognitivi

  • Continue preoccupazioni
  • Rimuginazioni
  • Pensare alla fuga
  • Dimenticanze e problemi di memoria
  • Distrazione
  • Mancanza di lucidità
  • Difficoltà nel prendere le decisioni
  • Perdita di creatività
  • Perdita dell’umorismo
  • E molto altro ancora

Sintomi comportamentali

  • Bruxismo
  • Incocludenza
  • Prepotenza
  • Aumento dell’uso di sostanze
  • Aumento dell’alimentazione
  • Giudizi e critiche altrui
  • E molto altro ancora

Sintomi fisici

  • Problemi al cuore come tachicardia, extrasistole
  • Problemi di stomaco
  • Problemi alla schiena
  • Problemi alla testa come cefalee
  • Problemi sessuali
  • Vertigini
  • Intensa sudorazione
  • Irrequietezza e agitazione
  • Stanchezza
  • Disturbi del sonno
  • Perdita di appettito
  • Tinnitus
  • E molto altro ancora

Le psicopatologie associate allo stress possono essere:

  1. Disturbo post traumatico da stress.
  2. Tutti i disturbi d’ansia.
  3. disturbi dell’umore, depressione, disturbo bipolare.
  4. Disturbi psicosomatici come as esempio: asma bronchiale, ipertensione arteriosa, colite, eczema cutaneo, alopecia psicogena, ulcera gastro-duodenale.
  5. Disturbi dell’alimentazione.
  6. Disturbi sessuali.

Terapie

Le cure  possono essere diverse a seconda del paradigma che si sceglie.
Buona risposta hanno dato le tecniche di rilassamento come Yoga, meditazione, mindfulness.

Queste tecniche di meditazione e rilassamento, mirano a controllare lo stress, gestendo le diverse riposte psicofisiologiche.

Ho scritto un articolo sulla differenza tra psicosi e nevrosi, relativa al coronavirus: leggi qui

CORONAVIRUS, PSICOSI O NEVROSI?

 

➡    Cos'è la Resilienza
➡    Chi sono le perone con Resilienza 
➡    Caratteristiche della Resilienza
➡    Top 5 sviluppo Resilienza

Cos’ è la Resilienza

Elisa Sergi resilienzaIn questo periodo di emergenza da Coronavirus, si parla spesso di resilienza, a volta anche  impropriamente, perciò facciamo chiarezza e analizziamo nel dettaglio questo costrutto a livello psicologico.

Per resilienza si intende capacità di fronteggiare in maniera attiva e positiva agli eventi catastrofici che capitano nel corso della vita. Un adattamento alle avversità, una sorta di autoriparazione e riorganizzazione nonostante la difficoltà. La capacità di di rigenerarsi rimanendo sensibili a opportunità, non alienando l’ identità.

Reslieinza si usa anche in ambito delle scienze tecniche, fisiche. Alcuni elementi, quelli resilienti, sono chiamati così proprio perché in grado di riacquistare o mantenere la propria struttura originaria dopo aver subito un trauma o un qualche danneggiamento.

In biologia e in ecologia, si indica la capacità di un sistema di tornare ad un certo stato di equilibrio successivamente  un evento sconvolgente.

La resilienza è  la capacità di autoripararsi dopo un danno di qualsiasi tipo, facendo fronte, resistendo, o costruendo e riuscendo ad organizzare positivamente le situazioni in seguito a eventi negativi perturbanti.

Chi sono le persone con Resilienza

Elisa Sergi resilienzaLe persone resilienti sono coloro che in circostanze non proprio piacevoli per usare un eufemismo, fronteggiano, anche inaspettatamente, le avversità che gli si pongono davanti nonostante le contrarietà del destino. Coloro che sono dotati di resilienza sono capaci di alzarsi dopo una caduta e di infondere nuovo slancio, alla propria vita, raggiungendo anche mete ambiziose.

Va precisato che la persona resiliente non è esente dal provare difficoltà o stress, è solo che queste situazioni vengono affrontate in un modo costruttivo.

Resilienza non vuol dire unicamente opporsi alle pressioni ambientali, ma indica una tendenza ad andare avanti nonostante tutto, crisi, catastrofi, traumi, forti delusioni, ricostruendo e a volte riformando nuovi percorsi della propria vita. Essere resilienti infatti non vuol dire essere invincibili e imperturbabili alle situazioni, questo non esiste neanche nei film, ma attuare determinate strategie che possono essere innate o apprese per fronteggiare al meglio gli eventi negativi che si frappongono nella nostra vita.

La resilienza ha un circolo virtuoso che si autoalimenta, infatti più la persona è resiliente più sarà in grado in futuro di riapplicare quelle strategie di resilienza che l’hanno portato a superare i momenti di crisi. L’esperienza di riuscita informa l’individuo di essere forte e capace di farcela.

Innata o appresa, è senza dubbio importante affrontare questo concetto e svilupparlo al meglio con le strategie che abbiamo a disposizione.

Caratteristiche della Resilienza

Chi sono le persone relsilienti? che caratteristiche presentano? Sono quasi sempre individui dotati di ottimismo, creativi, flessibili che non hanno difficoltà a lavorare in equipe e apprendono velocemente gli aspetti positivi della vita. Essere resilienti significa modificare i propri atteggiamenti per adattarsi in maniera funzionale all’ambiente. Resilienza come funzione psichica capace di modellare i vissuti le esperienze e gli aspetti non propriamente piacevoli in copioni da riorientare in altro modo.

Le caratteristiche di tali persone:

  1. Alte strategie di Coping
  2. una buona dose di impegno,  tendenza a svolgere diverse attività:
  3. Locus of control interno, ovvero convinzione di poter dominare le situazioni che si presentano, senza essere in bali di queste
  4. Gusto per le sfide, predisposizione ad accettare di buon grado i diversi e spesso difficili cambiamenti, vivendoli con positività.

Questi fattori, come si capisce bene, sono tutti legati ad una buona consapevolezza di sé, quindi possono essere appresi coltivati e incoraggiati.

Resilienza non significa non provare alcuna difficoltà nel corso della propria vita, ma avere le risorse per fronteggiare le catastrofi senza farsi sopraffare da queste. Non vuol dire non fallire mai, ma rialzarsi dopo una caduta, anche brutta e pesante. Sbagliare ma ritentare.

Top 5 sviluppo Resilienza

Elisa Sergi resilienza

  1. Autostima. La considerazione che abbiamo di noi stessi, se alta è un fattore di sviluppo e protettivo per la persona. La persona resiliente ha una buona o alta autostima.
  2. Ottimismo. Saper cogliere il lato buono nelle situazioni, è fondamentale caratteristica individuale per promuove un benessere personale, preservando da disagio e sofferenza psicofisica. L’ ottimista infatti ha la tendenza a sminuire i momenti negativi mantenendo lucidità per scoprire le diverse soluzioni
  3. Hardiness psicologica (robustezza). Concetto che al suo interno conta altre tre caratteristiche, ovvero: Locus of control, impegno e sfida.  Costrutti già descritti precedentemente.
  4. Emozioni positive, cogliere aspetti positivi invece che quelli negativi.
  5. Supporto sociale, una positiva presenza di altre persone, disponibili ad un ascolto attivo, ad una comprensione e soprattutto all’empatia.
  6. La resilienza è una caratteristica psichica che si trasforma e varia nel tempo, in base a molte caratteristiche tra le quali il vissuto personale e l’interpretazione che diamo a questo. Sono risorse personali che possono essere ampliate e sviluppate nel tempo.

E tu in una scala da 1 a 10, quanto sei Resiliente?

➡    La giusta informazione: i LINK utili 
➡    Vademecum Psicologico

La giusta informazione: i LINK utili

Siamo chiamati tutti in causa per cercare di tamponare questa emergenza Coronavirus, una situazione estremamente complessa e delicata. Dobbiamo assolutamente attenerci ai dettami del Decreto entrato in vigore. Andate sul sito del Governo e leggetevi attentamente quanto scritto: 

Ecco il LINK del sito del Governo.

Oltre a questo link, ve ne segnalo altri due, poiché è di vitale importanza informarsi e capire bene la situazione, da fonti sicure e istituzionali:

– Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus

– Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/

Un atteggiamento psicologico valido può aiutare non solo chi lo attua ma anche gli altri, innescando un circuito virtuoso, e aumentando il quoziente di resilienza dei singoli, della famiglia, della comunità.

VADEMECUM  PSICOLOGICO

Vorrei diffondere questo utilissimo VADEMECUM creato dall’Ordine degli Psicologi, al fine di gestire al meglio, in questa situazione di emergenza, lo stato psichico individuale e della collettività. Credo fortemente sia necessario per fronteggiare al meglio questo carico di stress al quale ovviamente non possiamo essere abituati.

La paura è un’emozione potente e utile.  E’ stata selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale a evitarli.

La paura funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Così è stato fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e decidevano volontariamente se affrontarli oppure no.

Oggi molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete. Succede così che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei pericoli. In questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per danneggiarci.

Facciamo un esempio: dopo l’11 settembre il panico degli statunitensi per il volo in aereo fu tale che molti decisero di spostarsi in macchina. Nel periodo successivo sulle strade morì il doppio delle persone rispetto a quelle che viaggiavano sugli aerei catturati e abbattuti dai terroristi. Il panico si era tradotto in scelte individuali controproducenti che, aggregate, divennero un danno collettivo.

Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche.

A tutt’oggi, i decessi per influenza non da Coronavirus sono molto più frequenti. Di questi però non si ha paura perché ci siamo abituati a tal punto che molti italiani ignorano addirittura i benefici, in chiave preventiva, dei vaccini. Si ripete la differenza tra la paura dei voli in aereo e la scelta volontaria e sotto il nostro controllo di guidare un’automobile.

Per evitare che le paure siano sproporzionate e creino forme di ansia individuale e di panico collettivo proponiamo di condividere un “decalogo antipanico”. Alcune “chiavi di lettura” che possono aiutarci ad evitare due errori possibili: sopravvalutare o sottovalutare (negare) il problema.

Decalogo anti-panico

1. Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. Il Coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre importanti patologie.

2. Non confondere una causa unica con un danno collaterale. Molti decessi non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi.  Finora i decessi legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia questo 1% si aggiunge ed è percepito in modo diverso dai “decessi normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”: nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e, l’anno prima, 61.099.

3. Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi.

4. Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi.

5. Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci (cfr. elenco qui sotto).

6. In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni.

7. E’ difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.

8. Questa semplice figura permette di vedere la paura del coronavirus in prospettiva.La figura mostra nella parte superiore i pericoli di cui si ha più paura di quanta se ne dovrebbe avere. In questi casi l’indignazione pubblica può suscitare panico e, di conseguenza, ansie sproporzionate e dannose. Nella parte inferiore, al contrario, ci sono i pericoli a cui siamo abituati e che non provocano paure. La sproporzione tra le aree dei due cerchi mostra quanta differenza c’è tra paure soggettive e pericoli oggettivi. (Fonte: Paolo Legrenzi, A tu per tu con le nostre paure. Convivere con la vulnerabilità, Il Mulino, 2019).

9. La figura mostra il fenomeno delle paure nel loro complesso: l’indignazione pubblica sui media accentua alcune paure, come quelle per gli attacchi terroristici e i criminali armati, e induce a sottovalutare altri pericoli oggettivi a cui siamo abituati. Le caratteristiche del panico per coronavirus lo avvicinano ai fenomeni improvvisi e impressionanti che inducono panico perché sollevano l’indignazione pubblica.

10. Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi.

 

Tre buone pratiche per affrontare il coronavirus

1. Evitare la ricerca compulsiva di informazioni.

Abbiamo visto che è normale e funzionale, in chiave preventiva, avere paura davanti ad un rischio nuovo, come l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare.

2. Usare e diffondere fonti informative affidabili.

E’ bene attenersi a quanto conosciuto e documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali, aggiornate e accreditate.

Al Ministero della Salute, alla Protezione Civile, e al Sistema sanitario nazionale e regionale lavorano specialisti esperti che collaborano per affrontare con grande rigore, attenzione e con le risorse disponibili la situazione in corso e i suoi sviluppi.

3. Un fenomeno collettivo e non personale.

Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente. Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto di questo effetto.

 

Dopo i pensieri e le emozioni, i comportamenti

L’Istituto Superiore di Sanità indica semplici azioni di prevenzione individuale.

Eccole qui riassunte:

  • Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.
  • Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione.
  • Bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 20 secondi, fino ai polsi. Se acqua e sapone non sono a portata di mano, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol.
  • Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate.
  • Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci; usa fazzoletti monouso.
  • Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate.
  • Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico.
  • Contatta il numero verde 1500 se sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni e hai febbre o tosse.
  • Se stai male e hai sintomi compatibili con il Coronavirus, contatta telefonicamente il tuo medico di base o il 118, senza recarti direttamente in ambulatorio o in Pronto Soccorso (per ridurre eventuali rischi di contagio a terzi o al personale sanitario).
  • Rispetta rigorosamente solo i provvedimenti e indicazioni ufficiali delle Autorità di Sanità Pubblica: sono una tutela preziosa per te e per tutti.

L’uso regolare di queste azioni elementari riduce significativamente i rischi di contagio per sé, chi ci è vicino e la collettività tutta.

 

A chi si deve badare nella marea delle notizie

E’ stata chiamata “infodemia” il contagio e la diffusione delle notizie: guardando la tv, aprendo i giornali o andando in rete si viene sommersi da una marea di informazioni di ogni tipo sul Coronavirus: veri esperti e finti esperti, specialisti improvvisati, persone che riportano il “sentito” dire o il “sentito” letto. In questo campo ragionare con il “buonsenso” porta a conclusioni spesso errate.

Va bloccato o ignorato uno stato di “allarme psicologico permanente” che si traduce in “indignazione pubblica”. Si tende così a aumentare la percezione dei rischi e siamo spinti a cercare ossessivamente informazioni più rassicuranti. I media però sono fatti per attirare l’attenzione e ci espongono per lo più a cronache allarmanti facendo cresce la sproporzione tra pericoli oggettivi e paure personali.

Conclusione: riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media. Le semplici informazioni sopra riportate sono sufficienti. Una volta acquisite le informazioni di base su che cosa succede e che cosa fare, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili sopra indicate.

Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza farsi sommergere da un flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”. E’ bene proteggere anche i bambini. Se ci interrogano, daremo sempre la nostra disponibilità a parlare serenamente di quello che possono aver sentito e li spaventa correggendo un quadro statisticamente infondato.

E’ meglio non esporli alle informazioni allarmistiche di cui sopra.

 

Agisci collettivamente per un fenomeno collettivo

Anche se tu ti sei fatto un’idea corretta del fenomeno e non provi alcuna paura infondata, è bene cercare di aiutare gli altri raccontando in parole semplici il nostro decalogo e le raccomandazioni qui elencate.

Devi supplire cioè all’indignazione e panico pubblici suscitati da molti canali media e social fornendo le semplici informazioni sopra indicate e ragionando con calma e pazienza invece di ignorare o, peggio, disprezzare chi non sa e si rifiuta di pensare.

Bisogna ricordarsi delle parole di Alessandro Manzoni in relazione alla peste di Milano del Seicento: “Il buon senso se ne stava nascosto per paura del senso comune”.

Andiamo a scalzare il senso comune ma non con il buon senso di Manzoni ma con la scienza e la razionalità. La psicologia permette di capire in modo razionale anche quel che non si presenta come tale ma che va capito e rispettato.

Agire tutti in modo informato e responsabile e aiutarsi reciprocamente a farlo, aumenta la capacità di protezione della collettività e di ciascuno di noi.

 

Non ti vergognare di chiedere aiuto

Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano disagio non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto ad un professionista.  Gli Psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in modo competente.

Tutti possiamo avere necessità, in certi momenti o situazioni, di un confronto, una consulenza, un sostegno, anche solo per avere le idee più chiare su ciò che proviamo e gestire meglio le nostre emozioni, e questo non ci deve far sentire “deboli”.

Non è debole chi chiede aiuto per aumentare le proprie risorse e quelle dei suoi cari.

David Lazzari – Presidente CNOP – 26 febbraio 2020

Estrapolato dal sito del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi
www.psy.it

➡     Prendersi cura di sé
➡     Ricominciare da noi
➡    Regalarsi una coccola 
➡    Terapie olistiche
➡    Trattamenti e Promo

PRENDERSI CURA DI SE’

Elisa SergiIn un immaginario comune, che è figlio di vecchie credenze popolari, prendersi cura di sé, può venire confuso con egoismo, e questo è totalmente sbagliato.  Infatti dedicare tempo a noi stessi, significa non solo aver cura della qualità della nostra vita ma migliorare anche molti aspetti della vita che riguardano gli altri, e quindi approcciarsi in una maniera più positiva verso le relazioni socio-affettive. La cosa centrale a mio avviso è cambiare mentalità. La priorità è mettersi al primo posto, il concetto di egoismo, va rivisto e approfondito, perché ampiamente confuso. Non mettersi al centro, e dedicarsi solo ed esclusiavemte agli altri, figli, partner, lavoro e amici, non solo non è sano per noi ma è deleterio anche per gli altri.
Il concetto di autopercezione è importante e riflette la visione che abbiamo di noi stessi. (leggi qui)

Quante volte arrivate al week end stremate? Quante volte riguardando indietro nelle vostre settimane, notate che non avete minimamente avuto un po’ di tempo per voi? Scommetto che molte di voi, si ritrovano in queste righe. Il passo dopo è provare sentimenti di inadeguatezza, di insoddisfazione, talvolta anche con la sensazione che vi state spegnendo.

RICOMINCIAMO DA NOI 

Sembra banale, ma per alcune persone non lo è affatto. Cercare di cambiare propspettiva, se una persona è completamente dedita agli altri non è una cosa così semplice. A volte ci si butta anima e corpo sugli altri, sul lavoro, su qualcosa di esterno a noi, per non approfondire quelle che sono le nostre dinamiche interne, quelli che sono i nostri bisogni, desideri, aspettative e volontà.

Può succedere che dopo un lungo periodo di tempo nel quale ci siamo dimenticati di noi stessi, delle nostre passioni, dei nostri bisogni, della cura della persona e del nostro corpo in generale, ci troviamo spaesati, e non sappiamo da dove iniziare per ritrovarsi.

Questa volta io suggerisco di partire dall’esterno, dalla cura del corpo e dal nostro aspetto fisico.
Chi pensa che il nostro aspetto fisico non sia importante, sbaglia di grosso.

REGALATEVI UNA COCCOLA

Ippocrate aveva ragione quando disse:
Il corpo è il mio tempio  perciò avere cura del nostro aspetto fisico è parte integrante del nostro benessere psichico.
Chi non vuole avere un aspetto ordinato, pulito, gradevole per non dire bello?
L’aspetto fisico e la gradevolezza percepita, è molto importante, direi quasi essenziale ed è così per ogni individuo, indipendentemente dalla vita e dal lavoro che svolge.

La cosa fondamentale è avere cura del proprio corpo per piacere prima di tutto a se stessi. Amare il nostro corpo vuol dire rispettarlo e capire quali sono i nostri punti forti, quelli che ci piacciono di più e che vogliamo mettere in mostra. Avere un bell’aspetto, un look curato è un biglietto da visita per tutti coloro che ci circondano, perché noi comunichiamo anche con l’immagine del nostro corpo.

Curarsi esteticamente aumenta l’equilibrio psichico e migliorail nostro umore, conseguentemente  anche l’autostima. Insomma un circolo virtuoso di emozioni positive attivate da semplici mosse.

Perciò siate indulgenti con voi stessi, regalatevi una coccola, concedendovi del tempo solo per voi, curando il vostro aspetto fisico.

TERAPIE OLISTICHE

Elisa Sergi
La stagione aiuta, perché dal 20 marzo, giorno del mio compleanno, inizia la primavera, e entriamo in questa stagione meravigliosa, (la mia preferita) capace di far sbocciare fiori e far rinascere la nostra voglia di scoprirci e mostrarci. In primis per piacere a noi stessi e poi anche per piacere agli altri.

Perché allora non concedersi un momento di relax tutto nostro, un po’ di tempo solo per noi, per fare qualcosa di positivo per il corpo e per la mente?

Iniziate da un bel massaggio rilassante ad esempio, uno degli strumenti più usati nelle terapie olistiche. Come risaputo il massaggio è in grado, di abbassare i livelli di cortisolo, riducendo stress e tensioni anche muscolari, quindi è ideale per rilassarsi e concedersi un momento solo nostro.

Le cure olistiche hanno l’obiettivo di favorire un ripristino dell’ equilibrio psicofisico, orientando l’individuo verso un percorso di consapevolezza. L’approccio olistico è molto efficace verso quelle persone che sono attente al loro stato di benessere non solo al loro aspetto fisico.

Le discipline olistiche sono molte, tra le quali:

  • Biodinamica craniosacracrale
  • Fiori di bach
  • Riflessologia plantare
  • Shaitsu
  • Naturopatia
  • Ayurveda
  • Meditazione
  • E molto altro ancora…

Mi sento di consigliarvi di non affidarvi a chi vi capita, poiché sono convinta che anche per fare un minimo gesto, come una carezza, sia importante affidarsi a professionisti e specialisti nel settore. Anche per il settore estetica è così. Affidarsi a professioniste qualificate, in grado di capire le vostre esigenze e che abbiano a cuore non solo la vostra soddisfazione ma il vostro benessere è fondamentale. Qualcuno che vi sappia consigliare spassionatamente anche a costo di non seguire il proprio interesse. Questo per me è il valore aggiunto che fa la differenza.

Il centro olistico, Il Tocco di Catia, per me è tutto questo, e mi sento di consigliarvelo spassionatamente. Ho conosciuto Catia, quattro anni fa nella mia trasmissione sulla salute a Italia7 e da subito ho avuto un’ ottima impressione a pelle. Mi colpì piacevolmente perché la sua offerta non riguardava solo l’estetica ma includeva magistralmente molti servizi olistici, portati avanti tutt’ora,  con passione e personale qualificato. Ho avuto il piacere di toccare con mano i diversi trattamenti e servizi che Catia mette sapientemente a disposizione della sua clientela, e ne sono rimasta molto soddisfatta. Ho apprezzato molto la riflessologia plantare che mi ha apportato benefici su tutto il corpo, magari su questo potremmo approfondire l’argomento insieme a lei, dedicandogli un intero articolo. I servizi che Catia nel suo centro offre, non sono solo olistici, ma includono anche trattamenti puramente estetici, come depilazione, pulizia viso, manicure, pedicure, make-up e tutto ciò che un centro estetico può mettere a disposizione per la sua clientela. Anche le semplici manicure e pedicure da Catia, hanno un sapore diverso, speciale, sono trattamenti completi di scrub e massaggio, nei quali è possibile stendersi comodamente sul lettino e godersi il famoso “Tocco di Catia”, il rilassamento è assicurato, provare per credere!

TRATTAMENTI e PROMO

Elisa SergiAppurato che nel centro olistico, c’è la possibilità di sbizzarrirci con i servizi che ho elencato precedentemente, in questo articolo e per questo mese di marzo vorrei suggerirvi oltre alle promozioni interessanti che vi segnalo, un trattamento SPA, veramente magnetico.
Il Piacere dei sensi” è così che si chiama questo trattamento con oli essenziali e sale rosa   in grado di regalare relax immediato e duraturo, riequilibrando diversi aspetti. In questo trattamento infatti sono ben miscelati i benefici di questi due importanti presidi olistici che sono il sale e gli oli essenziali.

BENEFICI DEL SALE ROSA

  • Controllo dei livelli d’acqua nell’organismo
  • Promozione dell’equilibrio del PH a livello cellulare
  • Lotta ai segni dell’invecchiamento
  • Riduzione crampi muscolari
  • Miglioramento della circolazione
  • Miglioramento dell’assorbimento di elementi nutritivi presenti nel cibo

BENEFICI OLI ESSENZIALI

  • Aumento dei livelli di energia
  • Riduzione stress
  • Miglioramento della pelle
  • Riduzione dei dolori
  • Miglioramento della digestione
  • Stimolazione del sistema immunitario

Elisa Sergi

Oltre a questo trattamento particolare, vi segnalo alcune interessanti promozioni, presenti per tutto il mese di marzo nel centro olistico “Il Tocco di Catia”.

  1. Due trattamenti di smalto semipermanente a scelta tra mani e piedi= 25 euro
  2. Trattamento SPA di pedicure + due trattamenti smalto semipermanente =25 euro
  3. Trattamento “Pedicure SPA” non la semplice pedicure ma un vero trattamento, completo di scrub e massaggio rilassante nella zona del piede e sulla gamba + manicure SPA  =38 euro
  4. Due depilazioni complete (gambe, inguine, ascelle, viso) =39 euro
  5. Trattamento viso disintossicante + pulizia viso =50 euro

Per ogni trattamento che effettuerete nel centro, Catia e il suo staff vi coccoleranno con un tisana rilassante, per farvi godere ancora di più del vostro momento di relax.

Non hai tempo per te stessa? TROVALO!
Ne va della tua salute.

IL TOCCO DI CATIA
Via Lungo l’Affrico 82
Firenze
tel. 392 5821881

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CORONAVIRUS IN ITALIA

Elisa Sergi coronavirusIl Coronavirus è una nuova forma influenzale, abbastanza pesante, ma raramente letale. Vi ricordo che i numeri di morti lo scorso anno per influenza degenerata in condizioni cliniche fatali sono stati per 8 milioni di malati, 8 mila decessi. Quindi sì, di influenza si può anche morire, e questo è sempre accaduto, senza farsi inondare dalla psicosi di massa. Ma chi sono i soggetti più a rischio? Ovviamente tutti i soggetti immunodepressi e coloro che sono già in condizioni di salute precaria e ovviamente gli anziani. Stanno aumentando i contagi e stimano che aumenteranno ancora, ma ciò non deve spaventare, i sintomi, in persone “sane” sono quelli di una comune influenza, che può degenerare solo se la persona è clinicamente predisposta e in particolari condizioni, o se è anziana. In più, per quanto possano cercare il paziente zero, a mio avviso è impossibile che lo trovino. Sarebbe più utile, andare ad analizzare le situazioni cliniche delle persone decedute, così da avere un quadro clinico chiaro di quella che è realmente la situazione. Il numero di contagiati dovrebbe essere intorno ai 229, con attualmente 7 decessi, ad oggi tutte persone anziane in condizioni cliniche già compromesse precedentemente.
L’ Italia è il terzo paese al mondo per contagi, dopo Cina e Corea del Sud. Gli esperti stimano che questo triste primato sia attribuibile al serrato controllo sanitario presente nel nostro paese.

IL MINISTERO DELLA SALUTE

 Facciamo chiarezza ecco un estrapolato dal sito: www.salute.gov.it

Che cos’è un Coronavirus?

I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo ed alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi). Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.

Cosa è la COVID-19?

La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata). Lo ha annunciato, l’11 febbraio 2020, nel briefing con la stampa durante una pausa del Forum straordinario dedicato al virus, il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Elisa Sergi coronavirus
Quali sono i sintomi di una persona infetta da un Coronavirus?

Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.

Quanto è pericoloso il nuovo virus?

Come altre malattie respiratorie, l’infezione da nuovo coronavirus può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie. Raramente può essere fatale.

Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, quali diabete e malattie cardiache.

Qual è la differenza tra i sintomi dell’influenza, di un raffreddore comune e del nuovo Coronavirus?

I sintomi sono simili e consistono in tosse, febbre, raffreddore. Sono tuttavia causati da virus differenti, pertanto, in caso di sospetto di Coronavirus, è necessario effettuare esami di laboratorio per confermare la diagnosi.

Come si diffonde il nuovo Coronavirus?

Il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio quando starnutiscono o tossiscono o si soffiano il naso. È importante perciò che le persone ammalate applichino misure di igiene quali starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani frequentemente con acqua e sapone o usando soluzioni alcoliche.

Fonte: www.salute.gov.it

PSICOSI 

Attenzione a non farsi prendere dalla psicosi! Negli ultimi giorni stiamo assistendo, nostro malgrado a fenomeni alquanto eccessivi e estremi. La chiamano la “psicosi da Coronavirus”, una serie di atteggiamenti volti a scongiurare il terrore di contrarre la malattia. Una specie di ansia generalizzata, a tratti delirante, da qui l’appellativo di psicosi, che porta a mettere in atto una serie di comportamenti del tutto fuori luogo e inutili, se non controproducenti e amplificatori di una situazione delicata. La mia tranquillità in tal senso ormai è risaputa, l’ho ampiamente manifestato nelle mie piattaforme social, Instagram in primis. Perciò ho sentito l’esigenza di scrivere questo articolo, per approfondire a livello psicologico quelle che sono, e che potrebbero essere le ripercussioni collettive ed individuali di tale fenomeno.
Penso che siamo difronte ad una situazione esasperata, sfuggita di mano, fuori controllo, una classica ambientazione holliwoodiana da film.
Questo è il mio pensiero e lo espongo tranquillamente, senza tante maschere.

Ma cosa é oggettivamente una PSICOSI?

Questa parola racchiude al suo interno tutte quelle sintomatologie psichiatriche, sindromi e patologie, nelle quali il senso di realtà è alterato e fortemente compromesso. Le persone psicotiche mancano di consapevolezza, conoscenza di sé, auto-analisi, insomma tutto quello che in psicologia viene identificato con il termine insight.

I disturbi psicotici più comuni sono identificabili nella Schizofrenia, nel disturbo delirante, disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo, disturbo psicotico breve e altre sindromi nelle quali il senso di realtà è completamente alterato. Sono condizioni cliniche gravi, nelle quali è consigliabile affidarsi alla psicofarmacologia in concomitanza con sedute psicoterapiche.
Per tale ragione, non userei tanto alla leggera questo termine associato al Coronavirus.

NEVROSI

Elisa Sergi coronavirusLa Nevrosi invece è un termine che sta ad indicare tutti i disturbi psicopatologici provocati da disagio e da emotività alterata, che risultano dannosi e creano grandi disagi e disfunzioni, su più aree della vita di una persona. La Nevrosi è caratterizzata da una serie di sintomi quali forte sofferenza psicologica, conflitti personali, contestuali o interpersonali. L’ansia è forse la forma nevrotica più riconosciuta e diffusa insieme alla depressione, benché quest’ultima possa anche abbracciare alcune caratteristiche psicotiche a seconda dei casi.

Tutti siamo nevrotici sotto soglia, la differenza non è la qualità dei sintomi provati, (la qualità è la stessa!!)  bensì la quantità di disagio/impedimento che proviamo. Ognuno di noi, come è naturale che sia, manifesta le proprie paure, i propri timori, le proprie ansie, in maniera differente e variabile.
Tutto questo è assolutamente presente nella natura umana, sono normali caratteristiche psicologiche legate alla nostra personalità. Questa naturale inclinazione verso qualche aspetto psicopatologico può sfociare in nevrosi e quindi in patologia, quando il disagio e la difficoltà sperimentate dall’individuo vanno oltre una soglia accettabile. In questo caso c’è bisogno di aiuto.

Ecco secondo me, tornando al Coronavirus, qui siamo più difronte ad una nevrosi, e non ad una psicosi, in quanto il rischio di contrarre la malattia in questo caso c’è davvero, e la presenza del virus è reale. Ma a mio avviso è tutto amplificato ed esasperato.
Sì, stiamo assistendo ad una nevrosi collettiva, una nevrosi di massa, capace di smuovere nelle persone sentimenti di ansia, di forte preoccupazione e di stress, che fa compiere loro determinate azioni, la più banale, quella a cui stiamo assistendo in queste ore, quella di svuotare i supermercati.

IPOCONDRIA E PATOFOBIA

Questa situazione sta provocando nella popolazione una sempre maggiore tensione, con caratteristiche fobiche, ossessive, persino psicosomatiche. Tutto questo ovviamente ha le sue conseguenze collettive e individuali.
Sentimenti, sensazioni, emozioni dannose al nostro benessere, che a lungo andare possono causare forte stress e ripercussioni sulla salute.

Tale dilagante ansia collettiva, sta prendendo diversi aspetti legati a varie nevrosi, tra le quali, quella ossessivo-compulsiva, il disturbo di panico, l’ansia generalizzarata, le fobie e anche i disturbi somatoformi.

Ci sono due aspetti importanti che mi sento di sottolineare che sono la possibile insorgenza o presenza di patofobia e ipocondria. Entrambi sono sotto lo spettro dei disturbi somatoformi.
I disturbi somatoformi, riguardano una percezione alterata dei livelli di normale oscillazione delle preoccupazioni verso il proprio corpo, in grado di causare disagio psicologico fino ad arrivare anche a disadattamento sociale.

  • Ipocondria: convinzione di avere una malattia in base ad una personale interpretazione di sintomi fisici. Continua ricerca di cure mediche. La preoccupazione persiste dopo esami clinici e conseguenti rassicurazione mediche. Per fare diagnosi di ipocondria i sintomi dovrebbero manifestarsi per almeno 6 mesi. Nell’ipocondria non sono presenti sintomi deliranti. In questa psicopatologia c’è un’alta comorbilità, ovvero compresenza, di altri disturbi dello spettro ansioso e depressivo.
  • Patofobia: o nosofobia è l’infondata e persistente condizione di essere affetti da una malattia specifica, in questo caso dal Coronavirus. Anche qui la paura permane anche con rassicurazioni mediche adeguate e analisi specifiche. I sintomi tendono a manifestarsi in forma di attacchi acuti piuttosto che preoccupazioni croniche e costanti, come nel caso dell’Ipocondria. Sono frequenti gli attacchi di panico associati a tale condizione. La paura di quella specifica malattia rimane costante e non varia nel tempo.

In persone predisposte, potrebbe insorgere tali sindromi, anche se per fare diagnosi, in entrambi i casi,  occorrerebbero 6 mesi di durata dei sintomi, perciò ad oggi è impossibile fare una diagnosi certa in tal senso.
L’augurio è ovviamente quello che tutto si risolva quanto prima e che questa nevrosi, scatenata anche da una sovraesposizione mediatica, rientri e si torni alla normalità.

-      Lato infantile 
-      Elisir di giovinezza
-      Controsensi e società 
-      Maschere
-      Giudice interiore
-      Smascheriamoci

Lato infantile

Il nostro lato infantile può salvarci! Si proprio così, ed è anche facile capire il perché!Elisa Sergi

Mi è venuta l’ispirazione per scrivere questa riflessione in seguito ad un episodio accaduto domenica al parco. Ero in compagnia di un’altra mamma, ci siamo messe in coda per far salire le nostre bimbe su una giostra, particolarmente divertente per entrambe. Scese le bambine, abbiamo pensato bene di salirci anche noi. Ecco, appena salite, siamo tornate un po’ bambine, era troppo divertente, ci siamo lasciate andare, liberando, senza troppe maschere, il nostro lato infantile.
Tutto, sotto gli occhi attoniti di diverse persone che forse non approvavano tale giocosità, da parte di due mamme.

Perciò la mia settimana si è aperta con questa riflessione:

Perché ci teniamo così tanto a nascondere (a volte anche a soffocare) il nostro lato infantile?

Elisa Sergi lato infantileNascondiamo il nostro lato infantile perché temiamo che possa metterci in cattiva luce, non solo con gli altri, ma anche con noi stessi. Abbiamo paura di mostrare questa parte di noi, perché crediamo erroneamente che questo faccia vacillare la nostra immagine, costruita con anni e anni di sacrifici.
Madri diligenti, mogli integerrime, serie professioniste, donne e uomini tutti d’un pezzo, non possono cedere a comportamenti infantili, sennò perderebbero parte della loro reputazione.

Partiamo dall’inizio. Perché non è visto di buon occhio il nostro lato infantile? E’ come se la gioia, il divertimento e la spensieratezza fossero solo ed esclusivamente appannaggio dei bambini. Una volta divenuti adulti, con responsabilità, impegni e maturità,  è come se questi aspetti dovessero, per forza tacere o peggio ancora cessare, come se avessero un influsso negativo sulle nostre vite.
Ciò è frutto di un antico retaggio, duro a morire, che la società continua ad avvallare.

Elisa Sergi lato infantileSiamo stati catapultati, nostro malgrado, in un mondo che ci insegna a stare in determinati binari con rigidi schemi comportamentali, reprimendo la nostra emotività. Perché ahimè l’essere adulto, in questa mentalità retrogada condivisa, consiste nell’abbandonare tutte le nostre velleità fanciullesche, per fortificarsi in altre aree, quella professionale e relazionale. Paradossalmente è la cosa più deleteria che si possa fare. Tralasciare, occultare, soffocare e censurare il nostro lato infantile, è controproducente perché mina il nostro stato psicologico.

Elisir di giovinezza

Benefici del nostro lato infatile

Elisir di giovinezzaPerché è giusto valorizzarlo? Perché è in grado di far sviluppare molte cose tra le quali la nostra produttività e soprattutto la nostra creatività.. come diceva Einstein: "La creatività è l'intelligenza che si diverte". Con questo lato infatile è possibile avere una visione del mondo più a colori, ci dona una freschezza e un entusiasmo capace di appassionarci. Mantenere e coltivare questo lato infantile, vuol dire riuscire a cogliere il bello nelle cose, anche le sfumature più semplici.Valorizzare questo aspetto infantile, che ognuno ha, vuol dire sviluppare parte della nostra personalità, quella più spontanea, più fresca, legata alla gioia e alla leggerezza. Non scambiate mai la leggerezza con la superficialità! Sono cose ben diverse.il lato infantile viste le sue caratteristiche aiuta nella nostra sfera relazionale, veicolando una comunicazione meno filtrata, più semplice, senza sovrastrutture, quindi più mirata e efficace nell'instaurare legami ed empatizzare. Una potente risorsa che ci permette di riscoprire le cose sotto la loro angolatura più positiva, con passione ed entusiasmo. Questo è importante nella vita affettiva ma anche nella vita professionale, poiché apre la mente a visioni innovative e con un ampio spettro. Una visione ottimistica, quasi fantastica, dove l'immaginazione non viene soggiogata alle rigide regole adulte, ma può esser capace di dare i suoi frutti. La curiosità è un aspetto importante che è alla base di questo lato infantile. La spinta verso la comprensione delle cose, la curiosità che può essere il volano per creare qualcosa di grande. La creatività è la più grande spinta naturale che abbiamo e che purtroppo non viene abbastanza sostenuta nei bambini. I bambini hanno per natura un pensiero divergente che fa loro dare innumerevoli soluzioni per un problema e questa è una risorsa che da adulti spesso perdimo. Perciò mantenere forte il nostro lato infantile vuol dire essere più ... sia nelle relazioni sia nella vita professionale.Invece di boicottare il nostro prezioso lato infantile, sarebbe utile per la nostra salute psicofisica valorizzarlo e svilupparlo nel modo corretto.
Ancora dei dubbi? Questo prezioso alleato, è in grado di far sviluppare molte cose tra le quali la nostra produttività e soprattutto la nostra creatività. Come diceva Einstein: “La creatività è l’intelligenza che si diverte”. Con il nostro lato infatile è possibile avere una visione del mondo a colori,  esaltandone tutte le sfumature. Esso è in grado di donare freschezza, entusiasmo, passione  verso le cose e le situazioni più semplici, più banali. Mantenere e coltivare questo lato, vuol dire riuscire ancora a cogliere il bello delle cose, anche i dettagli più comuni.

Il mio consiglio è quello di non soffocare, ma accettare e promuovere il bambino che c’è in noi. Questo vuol dire sviluppare parte della nostra personalità, quella più spontanea, più fresca, legata alla gioia e alla leggerezza. Non scambiate mai la leggerezza con la superficialità! Sono cose ben diverse.
Provare per credere! Vi renderete conto come il lato infantile aiuti nella  sfera relazionale, a veicolare una comunicazione meno filtrata, senza sovrastrutture, più mirata ed efficace a instaurare legami. Una potente risorsa che ci permette di riscoprire le cose sotto la loro angolatura più positiva, con passione ed entusiasmo. Questo è importante nella vita affettiva ma anche nella vita professionale, poiché apre la mente a visioni innovative e con un ampio spettro. Una visione ottimistica, quasi fantastica, dove l’immaginazione non viene soggiogata alle rigide regole adulte, ma può esser capace di dare i suoi frutti. La curiosità è un aspetto importante che è alla base di questo lato infantile. La spinta verso la comprensione delle cose, può essere il volano per creare qualcosa di grande. La creatività è il più grande input che abbiamo e che purtroppo non viene abbastanza valorizzato. I bambini hanno per natura un pensiero divergente che fa loro dare innumerevoli soluzioni per un problema e questa è una risorsa che da adulti spesso perdiamo. Mantenere forte il nostro lato infantile può aiutarci in ogni ambito della nostra vita.

Controsensi della società

La voglia dell’eterna giovinezza e le relative maschere

Elisa Sergi lato infantileViviamo in una società ossessionata dall’eterna giovinezza, con un’ansia legata all’invecchiamento che fa la fortuna di chirurghi plastici, centri estetici e palestre. Vogliamo tutti rimanere giovani, belli, in forma, scongiurando rughe e vecchiaia. L’insicurezza e la non accettazione del proprio corpo, omologa donne e uomini a stereotipi di bellezza, (del tutto opinabili), livellandoli con precisi requisiti.  Capite bene, che tutto ciò si scontra con il desiderio di nascondere il nostro lato infantile, come fosse qualcosa di cui vergognarsi. Uno dei più grandi controsensi che possa esistere. Perché tutto questo?

Per la paura di essere giudicati! La società, i nostri genitori, gli amici, il partner, persino noi stessi ci incaselliamo sterilmente in ruoli già preconfezionati e standardizzati. Ruoli fissi che non lasciano spazio, al nostro lato bambino, istintivo, naturale, gioioso e spensierato. Temiamo che la nostra immagine venga terribilmente compromessa. Ed è vero… se viviamo senza il filtro della censura, quello che trasmettiamo a noi stessi e agli altri, è una figura più sfumata, con contorni meno netti e meno identificabili che può scompensarci. E questo spaventa, in primis noi, e poi agli altri… Non identificare, catalogare, etichettare, ci destabilizza, non riuscire ad agguantare una definizione non ci rende sicuri. L’obiettivo quindi è avere una spiegazione per tutto, anche per cose che non possono averla.

Elisa SergiPer quanto mi riguarda è tutta la vita che cerco di definirmi, e ancora non ci sono riuscita. In molti mi hanno etichettata in diversi modi, chi per gli aspetti legati alla mia personalità, chi per il lavoro che faccio, chi per il mio aspetto fisico, io stessa ho cercato invano di farlo… fortunatamente non ci sono riuscita. In molti si identificano in quello che è il loro lavoro, o il proprio ruolo familiare. La nostra essenza è molto più ampia, prende caratteristiche da tanti aspetti della nostra vita, della nostra psiche, dai nostri desideri, dai nostri bisogni. Definirsi è difficile, perciò quando chiedono di farlo non mi piace mai. Un tremendo bisogno di identificazione e di uniformarsi agli altri, che ci fa indossare maschere su maschere. Un tempo le maschere erano psicologiche adesso sono anche fisiche e manifeste. Pensate alla chirurgia estetica, in quante persone si cambiano i connotati per identificare loro stesse, a canoni estetici imposti dalla società e da un concetto di bellezza pressoché standard.
Invece la vera bellezza è la diversità, la differenza, l’unicità, l’intelligenza.

Maschere

Tutti le indossiamo!

Elisa SergiTutti portiamo maschere. E’ un meccanismo che ci salvaguarda da situazioni equivoche che reputiamo pericolose. Perciò per certi aspetti la maschera aiuta a destreggiarsi in diversi aspetti della vita. L’aspetto negativo è quando la maschera prende il sopravvento su di noi, portando a negare i nostri aspetti più naturali e positivi. Una maschera quindi è l’immagine che vogliamo dare al mondo e dietro la quale ci nascondiamo. La maschera quindi nasconde diversi conflitti, uno su tutti, quello del controllo e della libertà che sono ai poli opposti. La maschera ha la funzione di offuscare le frustrazioni, i timori, il dolore, la rabbia, la mancanza di soddisfazione e di gratificazione.

Le maschere sono i nostri meccanismi di difesa, che cercano di controllare le nostre emozioni/pulsioni/desideri, e nello stesso tempo ci imprigionano in schemi rigidi autolimitanti con un medesimo copione, che mettiamo in atto continuamente.

Maschere indossate anche inconsciamente, per l’ansia di non essere accettati, amati, riconosciuti, di rimanere da soli o di essere discriminati. Siamo impressionati dalle nostre ombre, abbiamo paura di lasciarci andare e di manifestare al mondo che a volte le nostre responsabilità sembrano troppo grandi, troppo impegnative e vorremmo abbandonarle. Desideriamo salvarci e vorremmo che qualcuno lo facesse.

Giudice Interiore

Severo controllore

Elisa SergiLe maschere sono create dal nostro Giudice interiore. Questo controllore psichico è frutto di esperienze e di vissuti che ci portiamo dietro sin dall’infanzia. Subendo esperienze negative, e non potendo modificare l’ambiente esterno, cerchiamo di adeguarci, modificando le nostre riposte, modulando e manipolando noi stessi. Tutto ciò, che appartiene alla nostra parte più istintiva e più profonda, viene man mano che cresciamo censurato e giudicato inaccettabile, per questo relegato segretamente dentro di noi. Non possiamo liberare la nostra parte più profonda, quella legata alla nostra vera natura, altrimenti per noi ci sarebbero punizioni, umiliazioni e frustrazioni. Questo giudice da una parte rende la nostra vita socialmente consona alle regole e ad uno stile di vita il più pacato possibile, dall’altro ci impedisce di manifestare in pieno la nostra vera natura, limitandoci fortemente in quelle che sono le nostre azioni e le nostre emozioni. Un senso di malcontento generale, impotenza, costrizione, insoddisfazione, apatia, noia, in certi casi anche depressione. Queste sono alcune emozioni dovute al sopravvento del nostro giudice interno, che si adopera per non far perdere l’equilibrio dello status quo.

Elisa SergiSpesso questo conflitto tra la nostra vera natura e il nostro giudice interno crea ansia. Ansia legata a quello che desideriamo fare o essere e quello che la società e le nostre regole morali ci impediscono. Come risolvere questo contrasto? Domanda da un milione di dollari!! Se ci abbandonassimo alle nostre pulsioni, ai nostri desideri, lasciando le nostre maschere, poi dovremmo fare i conti con le tutte le conseguenze del caso.
Tutto sta nel capire se ne vale davvero la pena.

E se facessimo tacere il nostro giudice interiore?  Come se fosse facile!
Non è semplice togliersi la maschera. C’è la paura di non piacere, la paura dei giudizi e la paura di provare emozioni negative. L’ansia anticipatoria è legata al presunto pericolo nel far tacere il nostro giudice, smascherandoci. La nostra esperienza in tal senso, ci ha insegnato che certi  impulsi, certe azioni legate ai nostri desideri, possono essere fortemente pericolose per la nostra psiche. Punizioni, critiche, giudizi, disapprovazione, umiliazione, vergogna e senso di colpa. Si salvi chi può!

Smascheriamoci 

Facile a dirsi, meno a farsi

Elisa SergiLe maschere spesso includono anche la percezione che abbiamo di noi stessi, del nostro aspetto fisico, del nostro aspetto psichico. Spesso confondiamo quello che realmente siamo con quelle che sono le nostre maschere. Arriviamo perfino a pensare di essere le nostre stesse maschere. Perché vogliamo dare a noi stessi e a gli altri una stabile immagine di noi, quando nella vita ho capito che non c’è niente di stabile, è tutto un moto perpetuo.

Si crea nella nostra mente una situazione di dualità tra bene e male, buono e cattivo, giusto e sbagliato, in cui il nostro giudice sentenzia in maniera netta una data situazione. Quindi la scelta spesso è fortemente condizionata da una serie di emozioni legate all’ansia di sbagliare con tutte le conseguenze del caso.
Questo conflitto, se forte e esasperato,  si può anche manifestare a livello psicofisico, facendoci ammalare. Stupido pensare che mente e corpo siano divisi. Ci ammaliamo a livello psicofisico, ormai chi non capisce questo non ha capito un bel nulla!

Elisa SergiMa quale è la strada giusta da percorrere? Siamo sempre alla ricerca della perfezione, di fare la cosa più giusta e saggia rispetto alla situazione, per farci sentire corretti e apprezzati. Ma a volte dimentichiamo che è il nostro giudice interno a decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Forse provando a risolvere e andare oltre i nostri conflitti passati, quelli che ci intrappolano in dinamiche dualistiche di giusto/sbagliato. Ricercare le nostre vere inclinazioni, assumerci la responsabilità di andare oltre il nostro giudice interno, esprimendo il nostro potenziale in maniera naturale, a seconda delle situazioni e delle emozioni del momento.
Cosa vogliamo davvero? Di cosa abbiamo paura? Cosa perdiamo? Cosa guadagnamo a rimanere fedeli alle dinamiche del nostro giudice?

La consapevolezza di questi meccanismi è già un bel passo in avanti. Riconoscere le nostre emozioni, ciò che davvero proviamo, abbandonare il rigido controllo e decidere liberamente se è il caso di agire o solo di rimanere nella consapevolezza del nostro stato. Capire quello che la situazione ci suscita, senza farsi suggestionare da altre forze che siano esterne o interne.
Capire il lavoro del nostro giudice, osservarne le dinamiche e prenderne le distanze. Capire i sintomi specifici scaturiti da questo conflitto: ansia, stress, senso di oppressione, sensi di colpa, vergogna, confusione.

Elisa SergiAllenarsi ad ascoltare le nostre emozioni e attendere il momento migliore per agire. Non si tratta di boicottare il nostro giudice interno ma di estendere i nostri orizzonti oltre gli schemi delle regole autoimposte.
Confrontarsi con il nostro giudice, instaurando una relazione di scambio, proficua e paritaria, senza gerarchie di ruoli, forse così potremmo destreggiarci per cercare di avere un buon equilibrio.
Accettare il dolore, i fallimenti, le insoddisfazioni e tutte le nostre imperfezioni senza giudicarsi troppo severamente.

Consapevolezza, volontà, forza, determinazione, accettazione e pazienza.
Ottimi spunti per iniziare a calmare le acque dentro di noi.

➡  La natura del sogno
➡  Sogno e neuroscienze
➡  Ricordare il sogno
➡  Interpretare il sogno
➡  Freud e la sua teoria 
➡  Conclusioni

La natura del sogno

Il sogno è qualcosa di totalmente nostro, “materiale mentale” che produciamo ogni notte. Nel precedente articolo ho parlato ampiamente dei benefici che sognare ha sulla nostra psiche, sia a livello conscio sia a livello inconscio. Il sogno agisce come terapia per la nostra mente.

Per sapere tutti i benefici del sogno Leggi qui

Nella fase REM il sogno solleva la nostra mente dallo stress, e dai traumi di varia natura che accumuliamo durante il giorno, mentre tutto il nostro corpo è rilassato.
I contenuti emotivi vengono abilmente rielaborati in un ambiente sicuro e tranquillo. Nel sogno abbiamo la sicurezza di non compiere azioni delle quali potremmo pentirci, possiamo fare tutto quello che il nostro inconscio ci sussurra. Possiamo liberamente dare sfogo a tutte le nostre pulsioni, desideri più proibiti, lontano da raziocinio e moralità.
Esperienze positive o negative, belle o brutte, nel sogno hanno un effetto quasi “catartico”.

Interpretare i sogni è una cosa affascinante, si può entrare in un universo nel quale la ragione, la logica, la razionalità non sussistono, ma lasciano spazio ad emozioni, pulsioni e desideri.

Sogno e neuroscienze

Elisa Sergi blogGrazie ai diversi strumenti nel campo delle neuroscienze, abbiamo potuto studiare quello che succede nel nostro cervello durante il sogno. Tomografia a emissione di positroni e risonanza magnetica, sono tecnologie in gradi di visualizzare il funzionamento del cervello umano. I ricercatori hanno studiato come il cervello in una prima fase, riordini le informazioni apprese durante il giorno e in una  seconda fase come le elabori per collegarle a contenuti già esistenti in memoria.

Il nostro cervello nel sonno, è in grado di ordinare il complesso meccanismo della memoria, immagazzinando le nuove informazioni apprese durante il giorno. Nella fase del sonno profondo si sviluppano nuove sinapsi, che elaborano i contenuti archiviati. Gli studiosi ipotizzano che con questo meccanismo si formi la memoria a lungo termine. Come si capisce bene, la qualità del sonno in questo caso è fondamentale alle nostre funzionalità cognitive.

Neurologicamente parlando, i sogni sono il riassunto dell’attività cerebrale, che è in continua elaborazione e che non si ferma mai. Psicologicamente parlando i sogni rappresentano la proiezione più intima e profonda dei contenuti quotidiani che affrontiamo in maniera logica e razionale. Il sogno in questo caso aiuta una maggior consapevolezza dei nostri stati emotivi e conseguentemente della nostra situazione psichica.

Ricordare il sogno

Elisa Sergi blogMolte persone pensano di non sognare, questa è una falsa credenza, infatti sognamo eccome e lo facciamo più volte in una stessa notte. Le persone che raccontano di non sognare, vuol dire che non si ricordano i sogni. in effetti non è così banale la faccenda. Spesso abbiamo dei barlumi di ricordi, altre volte appena svegli il sogno lo ricordiamo bene, poi come per magia svaniscono i particolari fino a quasi non ricordarlo più. Persino quando il sogno è chiaro e lo stiamo raccontando ci sembra che qualcosa ci sfugga e sicuramente qualche particolare ce lo siamo persi davvero. Inoltre diamo per scontato che sia semplice tradurre a parole, emozioni e sensazioni provate nei sogni, ma ciò non lo è affatto! Alcune volte sappiamo di aver sognato ma proprio non riusciamo a ricordare il contenuto del sogno.

E’ più semplice ricordarsi il sogno la mattina al risveglio, anche se alcuni sogni rimangono particolarmente in memoria perché ci coinvolgono emotivamente. Atre volte invece può capitare che alcune cose o situazioni durante il giorno siano in grado di farci ricordare il contenuto del sogno, altrimenti dimenticato.

Per ricordare i sogni sarebbe utile andare a letto con la volontà di voler ricordare il sogno al mattino seguente. Il momento del risveglio è molto importante in quanto, in quel momento il ricordo, può tornare alla memoria più facilmente. Perciò sarebbe opportuno avere un risveglio il più possibile calmo, tranquillo, una volta aperti gli occhi, rimanere fermi e concentrarsi sul ricordo, focalizzando cosa abbiamo sognato. Non è un processo immediato, ci vuole un po’ di tempo e un piccolo sforzo di memoria, però ne vale davvero la pena.

Una volta ricordato il sogno, trascriverlo subito su un diario, cercando di scrivere ogni dettaglio anche quello più insignificante.Elisa Sergi blog

Interpretare il sogno 

  1.  Scrivere il proprio sogno possibilmente su un diario, meglio se lo teniamo sul comodino o vicino al letto.
  2.  Appuntare tutte le sensazioni e i dettagli del sogno;
  3.  Evidenziare i contenuti a noi rilevanti che predominano nel sogno;
  4.  Rileggere lo scritto e trascrivere le emozioni provate in sogno;
  5. A questo punto possiamo provare ad estrapolare una nostra interpretazione, provando ad usare le “libere associazioni” (vedi sotto).
    Rileggendo le cose evidenziate, iniziare a verbalizzare le prime cose che ci vengono spontanee, pensieri, ricordi, emozioni, tutto quello che ci salta in mente.
  6. Concedersi del tempo per riflettere  sui diversi  significati attribuibili al sogno, spesso sono molteplici, come molteplici sono gli aspetti di noi stessi.
  7. Per approfondire questa tematica, oltre a seguirmi sul mio profilo Instagram, nel quale esamino alcuni significati di sogni più ricorrenti, rivolgersi ad uno specialista, psicologo, psicoterapeuta, psicanalista per sedute dettagliate di interpretazione del vostro materiale onirico.
Libera associazione 
Tecnica Freudiana che consiste nel verbalizzare e riferire ogni pensiero, parola, emozione, 
sensazione, desiderio o impulso che venga in mente durante la seduta, 
facendo esprimere il paziente liberamente, senza la minima censura, senza il minimo 
controllo. Questo al fine di cercare di portare alla mente qualche dato dell'inconscio.

Freud e la sua teoria 

Elisa Sergi blogFreud ha avuto il grande merito di far conoscere l’importanza del sogno e della sua interpretazione. Già nella Grecia antica, si dava grande risalto al sogno, ma secondo Freud non vi era un teoria completa ed esaustiva che spiegasse “la teoria del sogno”, così ne ha creata una lui.

Durante il sogno l’inconscio libera le sue rappresentazioni, frutto di pulsioni e desideri repressi spesso non consapevoli. Sono il più delle volte contenuti inaccettabile per la nostra sfera razionale. Per Freud nel sogno vi è una specie di sdoganamento di forze primitive e potenti che sono inibite dalla nostra logica, razionalità e soprattutto dalla nostra morale.

Per Freud ci sono due tipi di contenuti. Un contenuto manifestociò che ricordiamo e al quale possiamo dare un’interpretazione. E un contenuto latente, che racchiude al suo interno elementi celati e mascherati.

Attraverso l’interpretazione analitica degli elementi dell sogno, secondo Freud è possibile giungere a ricostruire quei contenuti inconsci che, in nessun altro modo , potrebbero essere riconosciuti.

Le leggi che regolano i sogni

Secondo Freud ci sono 5 leggi che regolano la formazione del contenuto manifesto di un sogno. Queste leggi sono usate anche per capire e decifrare il contenuto latente del sogno.Elisa Sergi blog

  1. Condensazione: idea, immagine del sogno fusa insieme con vari pensieri.
  2. Spostamento: processo per cui la carica emotiva è separata dal suo oggetto reale ed è riferita ad un oggetto differente.
  3. Drammatizzazione: in cui i pensieri e le emozioni alla base dei sogni si presentano in successione densa e movimentata, molto più amplificata.
  4. Simbolizzazione: consiste nell’utilizzo da parte dell’inconscio di simboli sostitutivi delle cose.
  5. Rappresentazione per l’opposto: si verifica nel momento in cui ci si risveglia, cioè quando la censura, rientrata in azione con tutte le sue forze, ostacola il ricordo della trama del sogno.

Conclusioni

Ricordare i sogni è l’unico modo per poterli interpretare, non è però così semplice ricordarsi quello che sognamo durante la notte. E’ una questione di allenamento, volontà e predisposizione.
A volte durante un sogno siamo consapevoli che stiamo sognando e abbiamo quasi una percezione di noi stessi ultraterrena, ovvero ci vediamo durante il sonno, in altri casi il sogno appare assolutamente come reale.

Elisa Sergi blogMi viene in mente lo spot di un noto analgesico per l’influenza che dice: “sembra incredibile ma i sintomi dell’influenza femminile e maschile sono gli stessi”. Ecco a parte lo stereotipo sessista a cui ormai siamo tristemente abituati e che tralascio di commentare, per quanto riguarda il materiale onirico,  non è così. Infatti c’è una grande differenza tra i due sessi. E’ stato possibile osservare questo dato grazie a strumenti specifici usati nell’analisi dell’attività cerebrale. Nel sogno durante la notte, si attivano nei due sessi, connessioni diverse. Noi donne tendiamo a fare sogni più intimi, incentrati più sul nostro profondo, sognamo situazioni personali, emozioni intense, mentre nell’uomo è più frequente che il contenuto sia riferito a situazioni esterne, leggermente più distaccate, quasi osservatori non coinvolti.
Nei bambini i sogni sono spesso una rielaborazione di quello che è successo durante il giorno, per questo è opportuno non stimolarli troppo la sera prima di andare a letto.

Insomma i sogni sono il frutto dei nostri vissuti, delle nostre esperienze che vanno a intrecciarsi con stati emotivi, desideri, pulsioni, paure e quant’altro. Il sogno è un mezzo meraviglioso in grado di aiutarci attivamente sia perché ci libera sia perché ci rende consapevoli della nostra situazione psichica.

➡  Il Sogno, vero toccasana per la nostra salute psichica
➡  Cos'è il Sogno e come è fatto
➡  L' Inconscio
➡  Sognamo tutte le notti?
➡  Benefici del Sogno

Il Sogno, vero toccasana per la nostra salute psichica.

Elisa Sergi cervello
Il cervello lavora durante i sogni

Sognare è un’attività naturale, che ognuno di noi sperimenta durante la notte. Già nei tempi antichi, autori come Aristotele, Platone fino per arrivare al moderno Freud con la sua interpretazione, hanno riconosconosciuto l’importanza di questo “presidio” naturale per la nostra salute mentale. Perché lo chiamo presidio? Perché anche il sogno può rappresentare una difesa, una sorta di protezione e tutela, riferita in questo senso alla nostra salute mentale. Dai numerosi studi nel settore, è emerso che ricordarsi il contenuto del sogno, sia in grado di riequilibrare la nostra sfera emotiva. E’ come se il sogno, linguaggio del nostro inconscio, agisse come terapia per la nostra mente.
Gli psicologi e  gli psicoterapeuti riconoscendo il grande valore del sogno, cercano di interpretarlo con l’aiuto del paziente, al fine di capire la stretta correlazione che sussiste tra personalità e psicopatologia. Interpretare i sogni è una cosa affascinante, si può entrare in un percorso nel quale la regione, la logica, la razionalità non sussistono, ma lasciano spazio ad emozioni, pulsioni e desideri.

Sonno: come dormire bene! LEGGI QUI

Cos’è il Sogno e come è fatto

Elisa Sergi sognoIl sogno é un fenomeno naturale che accompagna ogni individuo per tutta la vita. La natura dei sogni è nel nostro inconscio, nella parte più nascosta e inaccessibile del nostro Io.
Da sempre tutto ciò che ruota attorno ai sogni è in grado di stimolare curiosità,  poiché sappiamo che al loro interno vi è un mondo misterioso, il nostro mondo, quello più celato, più nascosto e primitivo. Un intero universo incontaminato, che non risponde a nessuna logica razionale. La cosa che più incuriosisce è che nonostante i sogni facciano parte di noi, non riusciamo a controllarli, dominarli e a studiarli in pieno perché appartengono al sottobosco misterioso e inaccessibile che é l’inconscio. Eppure è materiale nostro, qualcosa che creiamo noi, qualcosa dentro la nostra testa, dentro la nostra mente…
A questo proposito mi è rimasta in testa una frase dell’ultimo libro della saga di “Harry Potter” di J.K. Rowling che spiega bene questo concetto:
“Professore, è vero tutto questo? O sta accadendo solo dentro la mia testa?
Certo che sta accadendo dentro la tua testa, Harry! Dovrebbe voler dire che non è vero?”.

I sogni, come dice il Professor Silente, sono nella nostra testa, perciò reali, sono rappresentazioni e immagini in grado di poterci dare una giusta chiave di lettura della nostra realtà psichica. Per questo secondo me, sarebbe importante cercare di prenderci più dimestichezza possibile e quindi ricordarli, conoscerli e approfondirli. Il sogno infatti ha un grande valore istruttivo, può guidarci a conoscere meglio le intricate dinamiche della nostra personalità. Immagini apparentemente bizzarre e confuse, possono essere interpretate dai professionisti psicologi e psicoterapeuti, come interessanti soluzioni per “sciogliere i nodi” del presente. Il fine è quello di entrare in contatto con le nostre emozioni più profonde, sulle quali non riusciamo ad avere controllo, ciò per capire, o almeno provarci, cosa avviene nella nostra scatola nera, il nostro inconscio.

L’ Inconscio

Il sogno è legato indissolubilmente con l’inconscio. L’inconscio è la parte più profonda del nostro Io. Secondo Freud la psiche è strutturata in: Io – Es – Super-io.

Elisa Sergi sogno

L’ Es rappresenta l’istinto, la parte primitiva legata alle pulsioni, legata all’inconscio. Il Super-io sarebbe la parte opposta e speculare dell’Es, ovvero la parte razionale legata agli insegnamenti morali, che sorge gradualmente nell’individuo e che contrasterebbe la natura primitiva dell’Es.
L’ Io invece è la struttura della personalità, che si pone in mezzo a questa diatriba, una specie di mediatore tra l’Es e Super-io, ovvero tra pulsioni e moralità. Il mondo dell’inconscio perciò sarebbe molto più vasto, più ricco, più incontaminato rispetto alla nostro “mondo conscio”. La vastità dei processi nascosti, che noi non conosciamo, relegati nel nostro inconscio possono essere smisurati nella quantità e soprattutto nella qualità. Tutto questo contenuto insito nell’inconscio può affiorare prevalentemente nei sogni, ma può anche manifestarsi in lapsus e atti mancati.
Il pensiero Freudiano è che il sogno sia una manifestazione psichica, onirica, mirata alla realizzazione di un desiderio primitivo, pulsionale, non realizzato nella realtà e che attinge i propri contenuti celati dall’inconscio.

«L'inconscio è un particolare regno della psiche con impulsi di desiderio propri, 
con una propria forma espressiva e con propri caratteristici meccanismi psichici 
che non vigono altrove».  Sigmund Freud

Sognamo tutte le notti?

Elisa Sergi sognoLa risposta è Si! Ogni notte, noi produciamo “materiale onirico” articolato, unico e irripetibile. Non solo, sappiate che non esiste un solo sogno per notte, ma ci sono diversi sogni in una stessa notte. Alcuni studi hanno dimostrato che si sogna 12 volte per notte, anche se purtroppo non tutti li ricordiamo. “Sogniamo ogni 90 minuti durante la notte, ed ogni ciclo di sogni è più lungo dei precedenti – spiega Loewenberg – il primo sogno dura circa cinque minuti e l’ultimo, prima del risveglio, può durare da 45 minuti ad un’ora“. Pensate, é stato calcolato che durante la nostra vita, si facciano circa 100.000 sogni, chi più chi meno.
Sognamo indistintamente in ogni fase del nostro ciclo di sonno, ma tendiamo a ricordare maggiormente i sogni che facciamo la mattina, quando siamo prossimi a svegliarci. Chi riferisce di non sognare è perché semplicemente non si ricorda il contenuto del sogno o non ci presta abbastanza attenzione. La memoria del resto va allenata.

Benefici del Sogno

  • Diminuisce stress e ansia
  • Aumenta la creatività
  • La memoria viene rafforzata
  • Aumenta la concentrazione 
  • Aumenta la capacità di Problem Solving

Il sogno è una vera e propria terapia notturna, in grado di alleviarci lo stress accumulato durante tutta la giornata e oltre. Ci sono molti sudi in materia che dimostrano che il tempo trascorso sognando sia assolutamente benefico per il nostro stato psicologico e per la salute della nostra mente durante tutto il giorno. Nella fase REM infatti la nostra attività onirica sembrerebbe che sollevi dallo stress, dai dolori traumatici che accumuliamo durante la nostra vita, distendendo naturalmente il nostro copro.
I contenuti emotivi vengono abilmente rielaborati in un ambiente sicuro e tranquillo.

In questo panorama dunque il sogno è un’ottima terapia benefica, defaticante e riequilibrante dopo un’intera e caotica giornata. Il sogno può essere visto come una sorta di “recupero dati” per il nostro cervello, un valido aiuto per interpretare i diversi stimoli, emotivi e logici che ci vengono forniti durante il giorno.

Il benessere passa anche dal sonno: LEGGI QUI

Dovremmo prestare più attenzione ai nostri sogni.

 💤 SOGNI D’ORO 💤

“Autodefinisciti con 5 parole”

Wow, bella domanda, non basterebbe una giornata intera per rispondere!
Ecco quello che ho pensato immediatamente dopo che il conduttore mi ha posto questa domanda in diretta tv, l’altro giorno.

Di getto, non pensandoci più di tanto ho risposto: “Naif, estrosa, colorata, audace e insofferente”

La nostra autopercezione è importante perché veicolerà il nostro atteggiamento nei confronti del mondo esterno e di quello interno, dei nostri valori, atteggiamenti e pensieri. Avere una buona percezione di se stessi, è di vitale importanza per la nostra qualità di vita, poiché che ci piaccia o no, dovremmo conviverci per tutta la vita.

COSA E’ L’AUTOPERCEZIONE?

Elisa SergiLa percezione della nostra persona è un costrutto assai complesso, del quale non siamo neanche totalmente consapevoli. Spesso ci imponiamo delle convinzioni, che poi risultano fasulle. A volte abbiamo una percezione erronea di quella che invece è la nostra vera natura, spesso sono anche i desideri degli altri e le etichette che ci affibbiano ci depistano. Se però è vero che potremmo essere sviati dall’immagine che vorremmo avere di noi, dall’idea o meno di perfezione, o da quello che terzi ci vogliono far credere, in realtà le nostre azioni sono più tangibili e veritiere, e rispecchiano maggiormente la nostra vera essenza.

Infatti l’autopercezione è il risultato di quello che vorremmo essere e quello che in realtà siamo. E’ un costrutto in continua evoluzione, frutto di anni e anni di esperienze e di vita vissuta e soprattutto sempre in costante cambiamento.

La cosa che non mi piace e che mi spaventa un po’, è che nella percezione che abbiamo di noi stessi, c’è anche qualcosa di esterno, valutazioni, giudizi, sentimenti altrui, che il più delle volte ci influenzano, senza che davvero ci rappresentino. Infatti capita che l’immagine che gli altri hanno di noi, non sia corretta, né oggettiva, né spassionata,  ma completamente distorta da mille cose come pregiudizi, gelosie, sofferenze, bisogni, che rispecchiano inconsapevolmente nella percezione degli altri.

COME POSSIAMO INTERVENIRE?

Le cose passate, non si possono cambiare, ci devono servire da guida, per capire dove abbiamo fatto bene e dove invece ci sia bisogno di migliorare. Infatti se sul passato non possiamo agire, possiamo farlo per il nostro presente per cercare di migliorare il nostro futuro. Come fare? Sappiate che non è un percorso semplice, occorre molta pazienza e tanta conoscenza di sé. La prima cosa da fare è cercare di capire e approfondire quali siano le nostre convinzioni legate a noi stesse. In poche parole: CONSAPEVOLEZZA. Quello che in psicologia si chiama insight.
Quali sono le nostre idee, le nostre convinzioni sulla nostra persona? Sembra semplice vero? Beh provateci… io ancora qualche dubbio ce l’ho!!
Una volta approfondito questo step, provate a capire se intorno alla nostra persona ci sono sensazioni positive ma soprattutto negative in grado di condizionare la nostra percezione. Sicuramente qualcosa troverete. Tutti e dico tutti, abbiamo vari spauracchi che ci impediscono di vedere le cose nella loro chiarezza più totale. Affrontarli e riconoscerli è già un gran passo.

LE 5 AREE PER L’AUTOPERCEZIONE

  • FAMILIARE
  • SOCIALE
  • PROFESSIONALE/scolastico
  • ESTETICA/corporea
  • INTELLETTIVO/culturale

Ogni aspetto della nostra autopercezione è inserito in una di queste 5 aree. Il nostro temperamento è importante e può influenzare la visione che abbiamo di noi stessi, in queste diverse aree.
Se siamo persone positive, tenderemo ad avere visioni altrettanto positive, se al contrario tendiamo ad essere pessimisti o negativi, vedremo tutto offuscato da tale atteggiamento. In questo caso, sarebbe il caso di intervenire in qualche modo al fine di correggere tale visione. L’importante è sempre e comunque in primis, la qualità di vita, e se l’autopercezione di noi stessi non è buona, è sintomo che qualcosa non va.
L’obiettivo finale dovrebbe essere sempre quello di migliorare la nostra vita, perciò possiamo iniziare dal migliorare la visione che abbiamo di noi stessi.

LA PROFEZIA CHE SI AUTOAVVERA

L’idea che ci siamo fatti di noi stessi, è molto importante perché condiziona tutto il nostro comportamento. In psicologia, questa specie di formula magica (e vi assicuro che lo è!) è chiamata:  Profezia che si autoavvera. Quando una persona affronta le cose in maniera propositiva, abbracciando una filosofia di vita il più serena possibile, è molto proababile che il suo percorso sia pieno di positività.  Viceversa è anche vero il contrario, ovvero, quando si affrontano le cose in maniera pessimistica, spesso non si scappa da tale circolo vizioso negativo. La paura del fallimento, con una rimuginazione continua, non porterà ad altro che al fallimento stesso. In pratica i nostri atteggiamenti confermano l’idea che abbiamo di noi stessi e delle cose che ci approcciamo a fare. Il mio temperamento solare e positivo è dovuto all’autopercezione che ho di me stessa e a una sorta di scaramantica profezia che si autoadempie, capace di far avverare tutte (o quasi) le cose che desidero fortemente. 

COME FARE?

Elisa SergiOvviamente tutti noi abbiamo lati oscuri, insicurezze e aspetti negativi. La chiave di volta a mio avviso è cercare di non badarci troppo, provando a non soffermarsi su questi aspetti che sono nocivi e basta. Li abbiamo sì, li riconosciamo e li accettiamo, ma la cosa migliore sarebbe non attribuirgli troppa importanza. Anche perché ci saranno sempre persone che ingigantiranno i nostri lati negativi, per mille ragioni, però lasciamo che questo rimanga un loro problema e non nostro.

Un’altra strategia secondo me è quella di non farsi scoraggiare dai nostri momenti di down, ovvero tutte quelle situazioni in cui ci sentiamo giù per vari motivi, e tendiamo spesso a interpretare tutto negativamente adagiandosi in un alone di pessimismo. Il bello e il cattivo tempo, non dura tutto il tempo, come diceva un saggio di cui non ricordo il nome.

Focalizzarsi solo su aspetti negativi, spesso ci fa trascurare altri aspetti assai più importanti e positivi di noi stessi. Inoltre fossilizzarsi su eventi non positivi, mettendoli al centro dell’attenzione, ci pone a ingigantire situazioni passeggere che spesso si risolvono prima del previsto.

INFINE RICORDIAMOCI

Elisa SergiNon esiste per fortuna solo il bianco e il nero, ma ci sono tantissime sfumature di colori, dai più accesi ai più tenui…è solo una questione di punti di vista.

La visione che noi abbiamo del mondo, costruisce la nostra realtà, influenzando tutto ciò che ci circonda, specie emozioni, rapporti, azioni e perciò anche gli altri. L’indole non si cambia è vero, c’è chi nasce ottimista e chi pessimista di natura, quello che si può fare è cercare di vivere al meglio, curando il più possibile la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni. Questo passa anche dalla percezione che abbiamo di noi stessi. Perciò lavorare su questo aspetto a mio avviso è fondamentale.  Curare autostima e autoefficacia è la chiave dei nostri successi nelle diverse aree della nostra vita.

E voi avete qualche startegia che mettete in pratica per migliorare la vostra qualità di vita?

Gli psicologi concordano nel non definirla una vera e propria patologia, bensì una comune condizione di stress che accompagna alcune persone, prevalentemente le più predisposte, nel periodo post vacanze.  Se settembre infatti per noi genitori rappresenta il momento in cui i nostri amati pargoli tornano finalmente a scuola, è vero anche che dobbiamo fare i conti con quello che è il rientro alla nostra routine.

E’ molto comune sentirsi stanchi, svogliati, non propriamente motivati a tornare a fare quello che abbiamo fatto durante l’anno. Queste sono sensazioni che possono colpire ognuno di noi e che dobbiamo imparare ad accettare di buon grado. Quando però queste sensazioni si traducono in disagio prolungato, è possibile che stiate attraversando la cosiddetta:
Sindrome da rientro“.

-SINTOMI-

  • Tristezza accentuata e prolungata (non parlerei di depressione!)
  • Sbalzi d’umore
  • Stanchezza e spossatezza immotivate
  • Insonnia
  • Nervosismo e irritabilità
  • Noia persistente
  • Scarso interesse alle attività quotidiane
  • Ansia generalizzata
  • Inappetenza o al contrario fame nervosa
  • Scarsa o inesistente concentrazione

Per definirsi “Sindrome da rientro” non occorre presentare tutti questi sintomi, anche la metà possono essere sufficienti.
A parte casi di gravità rilevante, che sicuramente necessitano di una visita psicologica specialistica, con un po’ di volontà, motivazione e buon senso è possibile superare questa condizione di malessere generale con qualche accorgimento nel quotidiano.

– TOP 10 –
STRATEGIE

DIFENDITI DALLO STRESS DA RIENTRO

  1. Dopo le vacanze, se possibile, non tornare subito a lavoro, ma concedersi qualche giorno in città per ristabilire i ritmi quotidiani.
  2. Dormire più possibile, cercare di non far tardi la sera, ma concedersi le giuste ore di riposo. Il mio consiglio: minimo 8.
  3. Ristabilire i giusti  ritmi anche a tavola, cibi sani, verdura e frutta in abbondanza, pochissimo alcol, dolci e stravizi vari. Una curiosità: l’uva, contiene naturalmente melatonina, indicata per il ritmo sonno-veglia, perciò importante in questo periodo. Consigliatissima!
  4. Fare movimento, se odiate la palestra come me, andate a correre in strada oppure abbandonate l’auto e fate le vostre cose a piedi, così rimarrete in forma e aiuterete l’ambiente non inquinando.
  5. Programmare un week end fuori porta, o una gita all’aria aperta, o altre vacanze, magari nella pausa natalizia.
  6. Dedica il tuo tempo per rimanere ancora all’aria aperta e soprattutto approfitta dell’ultimo sole che questo settembre continua ancora a regalarci. Facciamo il pieno di vitamina D!
  7. Tornare alla routine quotidiana con gradualità, concedendosi tempo e momenti di pausa e relax in solitaria  o in compagnia, a seconda della propria personalità.
  8. Non portarsi il lavoro o altre fonti di stress a casa, o almeno limitare più possibile questo fenomeno.
  9. Programmare corsi e attività piacevoli come hobby e altre passioni personali, in questo modo si stimoleranno le endorfine e la sensazione di benessere contribuirà al buon umore generale.
  10. Approcciarsi nella maniera più serena e positiva in ogni contesto, anche in quelli più ostili. Cercare di non lasciarsi trascinare da persone che non trasmettono positività.
BUON RIENTRO