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La situazione attuale: quarantena

La situazione attuale mi porta ad una serie di riflessioni, cosa ci sta succedendo emotivamente?  Quali sono e soprattutto quali saranno gli effetti a lungo termine di questa quarantena.

Siamo in una situazione straordinaria, una situazione pandemica, in cui la paura del contagio è alle stelle, poiché rappresenta un vero e proprio pericolo. L’isolamento forzato ha scaturito tutta una serie di dinamiche negative, tra le quali la diffidenza reciproca, che porta ad un conseguente evitamento.

La diffidenza quindi è giusta in questo momento, diffidenza indotta da un meccanismo di salvaguardia per noi stessi e per il prossimo. Purtroppo nei processi di salvaguardia naturale, fanno da padrone gli istinti primordiali, con una sottomissione della componente logico-razionale-deduttiva. Il distanziamento sociale in questo caso è giusto e sacrosanto, ma come tutte le cose non va sottovalutato, perché il rischio è che ci faccia cadere in quella che potrebbe diventare una fobia sociale.

Distanti oggi per essere vicini domani…ma quando? Questo è lo slogan, che continuano a passare. Si parla di fase 1, fase 2, ma ancora non sappiamo quando realmente potremmo tornare ad abbracciarsi.
Indipendentemente da tutto, la domanda che mi faccio è questa: “Ma un domani, cessato l’allarme, finito lo stato d’emergenza, avremmo veramente voglia di riabbracciarsi? Saremmo davvero spensierati, come prima, nello stare insieme, nell’avere contatti sociali, nell’avere contatti fisici? Oppure avremmo qualche remora, risultante da questa situazione di isolamento e diffidenza?

Ecco io sono un’ottimista di natura, ma credo che la risposta sia no! Non sarà così facile, né scontato, né semplice, mandare via questa diffidenza appresa per ragioni di vita o di morte. Del resto parliamo di un’emozione e per quanto la nostra razionalità sia strutturata, l’emozione è più forte… si può fare tanto, ma non tutto!

Elisa Sergi isolamentoSono 3 i concetti che in questo momento vorrei analizzare

ISOLAMENTO  DIFFIDENZA  EVITAMENTO

ISOLAMENTO

L’ Isolamento è attualmente una condizione necessaria, obbligata, straordinaria, preventiva, alla quale non siamo abituati. Una condizione che ci mette a dura prova, che pur escogitando e tirando fuori tutte le strategie di fronteggiamento, sicuramente qualcosa smuove dentro. Una convivenza forzata, con le mura domestiche, con i nostri cari, con la nostra solitudine. Qualcuno mi ha paragonato la nostra situazione a quella dei monaci tibetani, che in solitudine vivono di più e meglio, ma la loro è una scelta, la nostra no! E soprattutto non hanno limitazioni nel raggiungere nessun luogo, non rischiano il contagio, noi si. Come si può ben capire, il paragone è fuori luogo. Uno studio che ho trovato sul sito della Fondazione Veronesi, sugli effetti dell’isolamento forzato, dimostrerebbe che questa solitudine forzata, può scatenare comportamenti anomali come ansia e aggressività. Leggi l’articolo qui.

DIFFIDENZA 

Questo isolamento da quarantena ci scatena molte emozioni, sentimenti anche contrasti. Ringraziando di avere la salute, tutto ciò in primis ci porta ad avere molta distanza sociale, (ci viene chiesto e giustamente imposto) ma tutto questo non pensate che non avrà ripercussioni a livello emotivo. Le emozioni in ballo sono molte, ma un concetto mi colpisce particolarmente, è la diffidenza. L’eccesso di diffidenza, a prescindere dalla causa, è sempre disfunzionale e negativo. La diffidenza ci porta a stare alla larga dalle situazioni, precludendosi molte opportunità di scambio e arricchimento. Inoltre la diffidenza rallenterebbe lo sviluppo psichico, allontanando occasioni e altre perone.

Un esempio concreto. Quando usciamo a fare la spesa, e siamo in fila per entrare, tutti, e dico tutti ci guardiamo, ci scrutiamo, stando attenti giustamente a mantenere la distanza di sicurezza. Ma è una sensazione più profonda, più intima, siamo diffidenti l’uno dall’altro. C’è una sorta di distanza emotiva l’uno dall’altro, è una sensazione crescente e sempre più radicata, come effetto collaterale di questa pandemia. La diffidenza è la mancanza di fiducia conseguente a timore o sospetto d’inganno. In questo caso direi la paura che il prossimo ci possa contagiare in primis, ma anche una sorta di mancanza di fiducia legata alla paura che l’altro non prenda le adeguate misure di sicurezza in grado di preservare la propria e soprattutto l’altrui salute.
L’eccesso di diffidenza implica sempre l’ansia da controllo.

EVITAMENTO

La diffiednza ci porta all’ evitamento. L’evitamento è uno dei meccanismi di difesa, più semplice e più immediato. Sappiamo benissimo cos’è, cosa rappresenta e cosa ci porta a fare, ovvero semplicemente ad evitare.
L’evitamento è alla base di diverse psicopatologie  e del mantenimento di credenze disfunzionali (convinzioni errate sul rischio).
Pur essendo un’ottimista di natura, mi sento di affermare molto serenamente che sarà molto difficile tronare alla spensieratezza di prima nei rapporti sociali, nella relazione fisica con le altre persone.
Sarà complicato una volta finito tutto questo, tornare alla situazione iniziale, sicuramente ci saranno diversi postumi.

POSSIBILI SOLUZIONI

Bisognerà imparare pian piano a tornare ad una socialità, consapevole, cercando di accantonare la diffidenza che ha portato all’evitamento (giusto e sacrosanto) che ci ha permesso di mantenere e preservare la salute individuale e collettiva. 

Qualche difficoltà iniziale sarà necessariamente all’ordine del giorno, saremo leggermente destabilizzati dal ritorno ad una socialità fatta di contatto fisico. Credo che si tratterà di un fare lento e costante che rispetti i tempi individuali.

Dovremo riabituarci a metterci in gioco, a partecipare, ad assumerci anche il rischio che sarà normale passarsi un banale raffreddore o un innocuo virus, come chi ha figli all’asilo già sa. Un passo alla volta e forse ritroveremo la spensieratezza la gioia e leggerezza, che adesso abbiamo inevitabilmente perso.

Qualche consiglio pratico potrebbe essere praticare del rilassamento, perticare yoga, mindfulness, pratiche di training autogeno. Prendersi del tempo libero per svagarsi e concentrarsi sulle sole attività, per quanto possibile, che ci piacciono e ci gratificano. Ci sono altre strategie utili, che possono essere efficaci a seconda delle diverse personalità.

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-      Giudice interiore
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Lato infantile

Il nostro lato infantile può salvarci! Si proprio così, ed è anche facile capire il perché!Elisa Sergi

Mi è venuta l’ispirazione per scrivere questa riflessione in seguito ad un episodio accaduto domenica al parco. Ero in compagnia di un’altra mamma, ci siamo messe in coda per far salire le nostre bimbe su una giostra, particolarmente divertente per entrambe. Scese le bambine, abbiamo pensato bene di salirci anche noi. Ecco, appena salite, siamo tornate un po’ bambine, era troppo divertente, ci siamo lasciate andare, liberando, senza troppe maschere, il nostro lato infantile.
Tutto, sotto gli occhi attoniti di diverse persone che forse non approvavano tale giocosità, da parte di due mamme.

Perciò la mia settimana si è aperta con questa riflessione:

Perché ci teniamo così tanto a nascondere (a volte anche a soffocare) il nostro lato infantile?

Elisa Sergi lato infantileNascondiamo il nostro lato infantile perché temiamo che possa metterci in cattiva luce, non solo con gli altri, ma anche con noi stessi. Abbiamo paura di mostrare questa parte di noi, perché crediamo erroneamente che questo faccia vacillare la nostra immagine, costruita con anni e anni di sacrifici.
Madri diligenti, mogli integerrime, serie professioniste, donne e uomini tutti d’un pezzo, non possono cedere a comportamenti infantili, sennò perderebbero parte della loro reputazione.

Partiamo dall’inizio. Perché non è visto di buon occhio il nostro lato infantile? E’ come se la gioia, il divertimento e la spensieratezza fossero solo ed esclusivamente appannaggio dei bambini. Una volta divenuti adulti, con responsabilità, impegni e maturità,  è come se questi aspetti dovessero, per forza tacere o peggio ancora cessare, come se avessero un influsso negativo sulle nostre vite.
Ciò è frutto di un antico retaggio, duro a morire, che la società continua ad avvallare.

Elisa Sergi lato infantileSiamo stati catapultati, nostro malgrado, in un mondo che ci insegna a stare in determinati binari con rigidi schemi comportamentali, reprimendo la nostra emotività. Perché ahimè l’essere adulto, in questa mentalità retrogada condivisa, consiste nell’abbandonare tutte le nostre velleità fanciullesche, per fortificarsi in altre aree, quella professionale e relazionale. Paradossalmente è la cosa più deleteria che si possa fare. Tralasciare, occultare, soffocare e censurare il nostro lato infantile, è controproducente perché mina il nostro stato psicologico.

Elisir di giovinezza

Benefici del nostro lato infatile

Elisir di giovinezzaPerché è giusto valorizzarlo? Perché è in grado di far sviluppare molte cose tra le quali la nostra produttività e soprattutto la nostra creatività.. come diceva Einstein: "La creatività è l'intelligenza che si diverte". Con questo lato infatile è possibile avere una visione del mondo più a colori, ci dona una freschezza e un entusiasmo capace di appassionarci. Mantenere e coltivare questo lato infantile, vuol dire riuscire a cogliere il bello nelle cose, anche le sfumature più semplici.Valorizzare questo aspetto infantile, che ognuno ha, vuol dire sviluppare parte della nostra personalità, quella più spontanea, più fresca, legata alla gioia e alla leggerezza. Non scambiate mai la leggerezza con la superficialità! Sono cose ben diverse.il lato infantile viste le sue caratteristiche aiuta nella nostra sfera relazionale, veicolando una comunicazione meno filtrata, più semplice, senza sovrastrutture, quindi più mirata e efficace nell'instaurare legami ed empatizzare. Una potente risorsa che ci permette di riscoprire le cose sotto la loro angolatura più positiva, con passione ed entusiasmo. Questo è importante nella vita affettiva ma anche nella vita professionale, poiché apre la mente a visioni innovative e con un ampio spettro. Una visione ottimistica, quasi fantastica, dove l'immaginazione non viene soggiogata alle rigide regole adulte, ma può esser capace di dare i suoi frutti. La curiosità è un aspetto importante che è alla base di questo lato infantile. La spinta verso la comprensione delle cose, la curiosità che può essere il volano per creare qualcosa di grande. La creatività è la più grande spinta naturale che abbiamo e che purtroppo non viene abbastanza sostenuta nei bambini. I bambini hanno per natura un pensiero divergente che fa loro dare innumerevoli soluzioni per un problema e questa è una risorsa che da adulti spesso perdimo. Perciò mantenere forte il nostro lato infantile vuol dire essere più ... sia nelle relazioni sia nella vita professionale.Invece di boicottare il nostro prezioso lato infantile, sarebbe utile per la nostra salute psicofisica valorizzarlo e svilupparlo nel modo corretto.
Ancora dei dubbi? Questo prezioso alleato, è in grado di far sviluppare molte cose tra le quali la nostra produttività e soprattutto la nostra creatività. Come diceva Einstein: “La creatività è l’intelligenza che si diverte”. Con il nostro lato infatile è possibile avere una visione del mondo a colori,  esaltandone tutte le sfumature. Esso è in grado di donare freschezza, entusiasmo, passione  verso le cose e le situazioni più semplici, più banali. Mantenere e coltivare questo lato, vuol dire riuscire ancora a cogliere il bello delle cose, anche i dettagli più comuni.

Il mio consiglio è quello di non soffocare, ma accettare e promuovere il bambino che c’è in noi. Questo vuol dire sviluppare parte della nostra personalità, quella più spontanea, più fresca, legata alla gioia e alla leggerezza. Non scambiate mai la leggerezza con la superficialità! Sono cose ben diverse.
Provare per credere! Vi renderete conto come il lato infantile aiuti nella  sfera relazionale, a veicolare una comunicazione meno filtrata, senza sovrastrutture, più mirata ed efficace a instaurare legami. Una potente risorsa che ci permette di riscoprire le cose sotto la loro angolatura più positiva, con passione ed entusiasmo. Questo è importante nella vita affettiva ma anche nella vita professionale, poiché apre la mente a visioni innovative e con un ampio spettro. Una visione ottimistica, quasi fantastica, dove l’immaginazione non viene soggiogata alle rigide regole adulte, ma può esser capace di dare i suoi frutti. La curiosità è un aspetto importante che è alla base di questo lato infantile. La spinta verso la comprensione delle cose, può essere il volano per creare qualcosa di grande. La creatività è il più grande input che abbiamo e che purtroppo non viene abbastanza valorizzato. I bambini hanno per natura un pensiero divergente che fa loro dare innumerevoli soluzioni per un problema e questa è una risorsa che da adulti spesso perdiamo. Mantenere forte il nostro lato infantile può aiutarci in ogni ambito della nostra vita.

Controsensi della società

La voglia dell’eterna giovinezza e le relative maschere

Elisa Sergi lato infantileViviamo in una società ossessionata dall’eterna giovinezza, con un’ansia legata all’invecchiamento che fa la fortuna di chirurghi plastici, centri estetici e palestre. Vogliamo tutti rimanere giovani, belli, in forma, scongiurando rughe e vecchiaia. L’insicurezza e la non accettazione del proprio corpo, omologa donne e uomini a stereotipi di bellezza, (del tutto opinabili), livellandoli con precisi requisiti.  Capite bene, che tutto ciò si scontra con il desiderio di nascondere il nostro lato infantile, come fosse qualcosa di cui vergognarsi. Uno dei più grandi controsensi che possa esistere. Perché tutto questo?

Per la paura di essere giudicati! La società, i nostri genitori, gli amici, il partner, persino noi stessi ci incaselliamo sterilmente in ruoli già preconfezionati e standardizzati. Ruoli fissi che non lasciano spazio, al nostro lato bambino, istintivo, naturale, gioioso e spensierato. Temiamo che la nostra immagine venga terribilmente compromessa. Ed è vero… se viviamo senza il filtro della censura, quello che trasmettiamo a noi stessi e agli altri, è una figura più sfumata, con contorni meno netti e meno identificabili che può scompensarci. E questo spaventa, in primis noi, e poi agli altri… Non identificare, catalogare, etichettare, ci destabilizza, non riuscire ad agguantare una definizione non ci rende sicuri. L’obiettivo quindi è avere una spiegazione per tutto, anche per cose che non possono averla.

Elisa SergiPer quanto mi riguarda è tutta la vita che cerco di definirmi, e ancora non ci sono riuscita. In molti mi hanno etichettata in diversi modi, chi per gli aspetti legati alla mia personalità, chi per il lavoro che faccio, chi per il mio aspetto fisico, io stessa ho cercato invano di farlo… fortunatamente non ci sono riuscita. In molti si identificano in quello che è il loro lavoro, o il proprio ruolo familiare. La nostra essenza è molto più ampia, prende caratteristiche da tanti aspetti della nostra vita, della nostra psiche, dai nostri desideri, dai nostri bisogni. Definirsi è difficile, perciò quando chiedono di farlo non mi piace mai. Un tremendo bisogno di identificazione e di uniformarsi agli altri, che ci fa indossare maschere su maschere. Un tempo le maschere erano psicologiche adesso sono anche fisiche e manifeste. Pensate alla chirurgia estetica, in quante persone si cambiano i connotati per identificare loro stesse, a canoni estetici imposti dalla società e da un concetto di bellezza pressoché standard.
Invece la vera bellezza è la diversità, la differenza, l’unicità, l’intelligenza.

Maschere

Tutti le indossiamo!

Elisa SergiTutti portiamo maschere. E’ un meccanismo che ci salvaguarda da situazioni equivoche che reputiamo pericolose. Perciò per certi aspetti la maschera aiuta a destreggiarsi in diversi aspetti della vita. L’aspetto negativo è quando la maschera prende il sopravvento su di noi, portando a negare i nostri aspetti più naturali e positivi. Una maschera quindi è l’immagine che vogliamo dare al mondo e dietro la quale ci nascondiamo. La maschera quindi nasconde diversi conflitti, uno su tutti, quello del controllo e della libertà che sono ai poli opposti. La maschera ha la funzione di offuscare le frustrazioni, i timori, il dolore, la rabbia, la mancanza di soddisfazione e di gratificazione.

Le maschere sono i nostri meccanismi di difesa, che cercano di controllare le nostre emozioni/pulsioni/desideri, e nello stesso tempo ci imprigionano in schemi rigidi autolimitanti con un medesimo copione, che mettiamo in atto continuamente.

Maschere indossate anche inconsciamente, per l’ansia di non essere accettati, amati, riconosciuti, di rimanere da soli o di essere discriminati. Siamo impressionati dalle nostre ombre, abbiamo paura di lasciarci andare e di manifestare al mondo che a volte le nostre responsabilità sembrano troppo grandi, troppo impegnative e vorremmo abbandonarle. Desideriamo salvarci e vorremmo che qualcuno lo facesse.

Giudice Interiore

Severo controllore

Elisa SergiLe maschere sono create dal nostro Giudice interiore. Questo controllore psichico è frutto di esperienze e di vissuti che ci portiamo dietro sin dall’infanzia. Subendo esperienze negative, e non potendo modificare l’ambiente esterno, cerchiamo di adeguarci, modificando le nostre riposte, modulando e manipolando noi stessi. Tutto ciò, che appartiene alla nostra parte più istintiva e più profonda, viene man mano che cresciamo censurato e giudicato inaccettabile, per questo relegato segretamente dentro di noi. Non possiamo liberare la nostra parte più profonda, quella legata alla nostra vera natura, altrimenti per noi ci sarebbero punizioni, umiliazioni e frustrazioni. Questo giudice da una parte rende la nostra vita socialmente consona alle regole e ad uno stile di vita il più pacato possibile, dall’altro ci impedisce di manifestare in pieno la nostra vera natura, limitandoci fortemente in quelle che sono le nostre azioni e le nostre emozioni. Un senso di malcontento generale, impotenza, costrizione, insoddisfazione, apatia, noia, in certi casi anche depressione. Queste sono alcune emozioni dovute al sopravvento del nostro giudice interno, che si adopera per non far perdere l’equilibrio dello status quo.

Elisa SergiSpesso questo conflitto tra la nostra vera natura e il nostro giudice interno crea ansia. Ansia legata a quello che desideriamo fare o essere e quello che la società e le nostre regole morali ci impediscono. Come risolvere questo contrasto? Domanda da un milione di dollari!! Se ci abbandonassimo alle nostre pulsioni, ai nostri desideri, lasciando le nostre maschere, poi dovremmo fare i conti con le tutte le conseguenze del caso.
Tutto sta nel capire se ne vale davvero la pena.

E se facessimo tacere il nostro giudice interiore?  Come se fosse facile!
Non è semplice togliersi la maschera. C’è la paura di non piacere, la paura dei giudizi e la paura di provare emozioni negative. L’ansia anticipatoria è legata al presunto pericolo nel far tacere il nostro giudice, smascherandoci. La nostra esperienza in tal senso, ci ha insegnato che certi  impulsi, certe azioni legate ai nostri desideri, possono essere fortemente pericolose per la nostra psiche. Punizioni, critiche, giudizi, disapprovazione, umiliazione, vergogna e senso di colpa. Si salvi chi può!

Smascheriamoci 

Facile a dirsi, meno a farsi

Elisa SergiLe maschere spesso includono anche la percezione che abbiamo di noi stessi, del nostro aspetto fisico, del nostro aspetto psichico. Spesso confondiamo quello che realmente siamo con quelle che sono le nostre maschere. Arriviamo perfino a pensare di essere le nostre stesse maschere. Perché vogliamo dare a noi stessi e a gli altri una stabile immagine di noi, quando nella vita ho capito che non c’è niente di stabile, è tutto un moto perpetuo.

Si crea nella nostra mente una situazione di dualità tra bene e male, buono e cattivo, giusto e sbagliato, in cui il nostro giudice sentenzia in maniera netta una data situazione. Quindi la scelta spesso è fortemente condizionata da una serie di emozioni legate all’ansia di sbagliare con tutte le conseguenze del caso.
Questo conflitto, se forte e esasperato,  si può anche manifestare a livello psicofisico, facendoci ammalare. Stupido pensare che mente e corpo siano divisi. Ci ammaliamo a livello psicofisico, ormai chi non capisce questo non ha capito un bel nulla!

Elisa SergiMa quale è la strada giusta da percorrere? Siamo sempre alla ricerca della perfezione, di fare la cosa più giusta e saggia rispetto alla situazione, per farci sentire corretti e apprezzati. Ma a volte dimentichiamo che è il nostro giudice interno a decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Forse provando a risolvere e andare oltre i nostri conflitti passati, quelli che ci intrappolano in dinamiche dualistiche di giusto/sbagliato. Ricercare le nostre vere inclinazioni, assumerci la responsabilità di andare oltre il nostro giudice interno, esprimendo il nostro potenziale in maniera naturale, a seconda delle situazioni e delle emozioni del momento.
Cosa vogliamo davvero? Di cosa abbiamo paura? Cosa perdiamo? Cosa guadagnamo a rimanere fedeli alle dinamiche del nostro giudice?

La consapevolezza di questi meccanismi è già un bel passo in avanti. Riconoscere le nostre emozioni, ciò che davvero proviamo, abbandonare il rigido controllo e decidere liberamente se è il caso di agire o solo di rimanere nella consapevolezza del nostro stato. Capire quello che la situazione ci suscita, senza farsi suggestionare da altre forze che siano esterne o interne.
Capire il lavoro del nostro giudice, osservarne le dinamiche e prenderne le distanze. Capire i sintomi specifici scaturiti da questo conflitto: ansia, stress, senso di oppressione, sensi di colpa, vergogna, confusione.

Elisa SergiAllenarsi ad ascoltare le nostre emozioni e attendere il momento migliore per agire. Non si tratta di boicottare il nostro giudice interno ma di estendere i nostri orizzonti oltre gli schemi delle regole autoimposte.
Confrontarsi con il nostro giudice, instaurando una relazione di scambio, proficua e paritaria, senza gerarchie di ruoli, forse così potremmo destreggiarci per cercare di avere un buon equilibrio.
Accettare il dolore, i fallimenti, le insoddisfazioni e tutte le nostre imperfezioni senza giudicarsi troppo severamente.

Consapevolezza, volontà, forza, determinazione, accettazione e pazienza.
Ottimi spunti per iniziare a calmare le acque dentro di noi.