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In primis noi adulti…

Elisa Sergi dubbiSiamo ormai difronte ad una situazione critica ampiamente consolidata, una situazione nuova alla quale non eravamo abituati e che ci destabilizza non poco. Non possiamo nasconderlo o negarlo, dobbiamo sforzarci di essere positivi, ma la situazione è complessa non semplice e molto preoccupante. Questa è un’emergenza mondiale.

Per questo è di fondamentale importanza, curare, oltre che gli aspetti materiali, i consigli e le precauzioni dettate dagli obblighi civici, anche degli aspetti psicologici, che a mio avviso sono come sempre troppo sottovalutati.

In primis è importante capire che siamo difronte ad una situazione stressante, per tutti, quindi anche per noi adulti, genitori, è fondamentale avere una buona dose di equilibrio e tranquillità, poiché è impossibile riuscire a trasmettere messaggi positivi se in primis siamo noi stessi negativi e super ansiosi. Sappiate che l’ansia si trasmette anche non essendone consapevoli, perciò imparare a riconoscerla, è il primo passo anche per iniziare a gestirla. I bambini sono spugne ricettive al massimo, assorbono molto più di quanto pensiamo, captano come radar tutti i nostri stati psicologici. Hanno una spiccata dote di sintonia con i vari stati dell’umore, specie quelli dei loro genitori.

Elisa Sergi ideePerciò, faccio un appello a tutti i genitori, ovvero cercare di gestire lo stress, che normalmente svilupperemo nel corso delle nostre giornate. Vi faccio un piccolo elenco, dal quale potrete prendere spunto.

  • Prendersi dei momenti solo per noi
  • Quando e se possibile, stare all’aria aperta,  soprattutto al sole, perché migliora l’umore
  • Staccare dai compiti domestici
  • Immaginarsi nelle attività post-quarantena
  • Ascoltare musica e ballare (da soli)
  • Leggere un bel libro, del genere prediletto
  • Esprimere le proprie emozioni e i propri stati d’animo
  • Non trascurare la propria socialità, tramite social e telefono
  • Non vergognarsi di chiedere aiuto, se necessario

Sono tutti punti che io stessa, cerco di non tralasciare. Piccole strategie, piccoli accorgimenti capaci di far abbassare il livello di stress quotidiano. Piccoli aiuti, banali, semplici ma spesso non occorrono grandi cose per rimanere a galla.

Come spiegare il coronavirus ai bambini

bambini e coronavirus Elisa SergiLe spiegazioni, dovrebbero essere il più semplice e realistiche possibile, ma senza sminuire l’entità della cosa. La trasparenza del messaggio dovrebbe essere mantenuta, la verità addolcita e calibrata in base all’età del bamnino. Il messaggio chiaro, che dovrebbe essere veicolato, è che non tutto è sotto il nostro controllo e soprattutto che in questo momento così particolare, ognuno di noi, anche i più piccoli dovrebbero fare del loro meglio.  Cercare di far vivere ai bambini questo momento difficile e critico, il più serenamente possibile, anche se non è facile, ma cercando di tirare fuori da ogni momento, quel pizzico di ottimismo che può fare la differenza.

Per i bambini l’aspetto sociale è importante, perciò mantenere un contatto sociale con gli amichetti, con video, audio vocali e videochiamate può essere un accorgimento in più, in questo momento di isolamento obbligato.

La nostra priorità dovrebbe essere non trasmettere a loro, piccole spugne assorbenti, tutta l’ansia provata in questo periodo, giustificata o meno, non importa, l’ansia é una caratteristica che si può trasmettere molto facilmente. Fargli capire che le giuste preoccupazioni sono normali, l’estrema paura no. Già non è semplice confrontarsi con la realtà dei giorni nostri, fatta di distacco sociale, scuole chiuse, mascherine, guanti, strade deserte e mille altre preoccupazioni, se poi aggiungiamo anche i nostri comportamenti negativi, i bambini possono destabilizzarsi non poco.

  • Parlargli in maniera serena ma diretta, non nascondendo la serietà della situazione
  • Trasmettere loro fiducia, affinché non si facciano idee sbagliate
  • Fargli capire le buone prassi da tenere e le norme igieniche

Per iniziare a fargli capire la situazione, potremmo partire dalla situazione influenzale che già conoscono. Infatti i bambini, conoscono raffreddore, tosse, mal di gola, febbre e vari malesseri influenzali, perché in primis li hanno passati in prima persona e poi hanno visto altri, come genitori e amici, soffrirne periodicamente, perciò sono situazioni già conosciute.

“Una brutta influenza, una nuova malattia chiamata “coronavirus” che spinge tutti noi a fare qualche piccolo sacrificio. Le scuole sono chiuse per evitare che questo virus, passi da bambino a bambino, facendovi stare male e contagiandovi tutti. I Dottori stanno cercando la giusta medicina in grado di poter sconfiggere questo brutto coronavirus, ma anche noi possiamo fare qualcosa.

Questo virgolettato, potrebbe rappresentare un buon punto di partenza per introdurre ai bambini questi delicata situazione. La cosa fondamentale, come ho già detto, parlargli in base alla loro età, non drammatizzando, né al tempo stesso sminuendo la situazione, ma facendogli capire che nel loro piccolo, possono contribuire anche loro. Come? Intanto rispettando i dettami e le norme igieniche imposte dal decreto e soprattutto dal buon senso.

bambini coronavirus Elisa SergiDare ai bambini, anche piccoli incarichi, fa sentire loro importanti e responsabili, attivi e fieri, coinvolgendoli attivamente, facendoli sentire parte del sistema, che vuole debellare questo brutto virus. Importante anche evidenziare aspetti positivi legati alla nostra coesione, al nostro senso civico, lodando e ponendo l’accento su aspetti come la nostra efficiente sanità pubblica, e i tanti eroi che sono ben rappresentati nelle figure di medici, infermieri, volontari e operatori sanitari. Figure fondamentali, sempre sul pezzo, che si sta adoperando al massimo per cercare di sconfiggere queso male.

Attività per bambini

Genitori, ci dobbiamo rimboccare le maniche e farci forza. Le scuole con le loro attività didattiche sono chiuse e ora spetta noi non immobilizzare la fantasia , creatività e l’intelligenza dei nostri piccoli davanti ad uno schermo, che sia quello della tv, del tablet o peggio ancora dello smartphone. Perciò spazio alla nostra fantasia e adoperiamoci per fare da insegnanti, educatori e formatori, per questo (si spera breve) periodo di tempo nel quale le scuole sono chiuse. So che alcune scuole, hanno attivato alcuni servizi online per continuare la didattica da casa, questo a discrezione dell’istituto scolastico.Elisa Sergi bambini coronavirus

Per chi ha la possibilità, fate stare più possibile i bambini all’aria aperta, che sia il proprio giardinetto, terrazzo o cortile. La luce del sole fa benissimo, fissa la vitamina D e favorisce il buon umore. E quando siamo in casa cosa facciamo? Spazio alle attività.

  • Attività manuali con il cibo, impastare, pasticciare, creare e aiutare a cucinare: i bambini vanno matti per elaborare cose da mangiare, commestibili o meno. Quindi aprite la cucina anche a loro, se non l’avete già fatto, anche se questo significa ripulire i loro eventuali disastri.
  • Attività di scrittura, carta penna e fantasia. In base all’età dei bambini si possono fare quadernini di disegni e di paroline, o per i bambini più grandi, piccoli pensierini sul tema coronavirus e magari sui loro desideri e sulle cose che vorrebbero fare dopo la quarantena.
  • Attività di disegno creativo, non solo matite e pennarelli, ma anche cere, tempere e acquerelli. La pittura poi si può esprimere in diversi modi, sia con i pennelli, ma con le mani, con le dita, con diversi metodi.
  • Attività motoria, ginnastica ballo e persino yoga. Interessante creare un percorso, per quanto possibile, ricco e pieno di ostacoli da superare, con cuscini, sedie, panchetti e quello che avete a disposizione. Anche qui spazio alla vostra fantasia. Tutto in linea con l’età dei bambini.
  • Attività di gioco simbolico, ad esempio giocare alla scuola, improvvisarsi nel ruolo di maestre e cercare di mimare la routine di tutti i giorni in classe. Interessante anche fare viceversa, ovvero far fare l’insegnante al nostro bambino e noi fare gli alunni, vi assicuro che vengono fuori  spunti molto interessanti.
  • Racconto di storie e lettura libri con figure. Immagino che ognuno di voi a casa abbia una piccola o grande libreria con diverse letture per loro, magari con libri mai ancora aperti. Ecco questa è l’occasione giusta per approfittare delle letture, un po’ come facevano i nostri genitori con noi. A tal proposito vi vorrei segnalare un racconto che ho trovato online, sul sito del policlinico di Milano a cura di Francesca Dall’Ara, psicologa e psicoterapeuta, Neuropsichiatria infantile, Policlinico di Milano. Di seguito il link

Video per bambinivideo Elisa Sergi

Infine vorrei segnalarvi, una raccolta video per spiegare questa delicata situazione e utili per fare capire le buone prassi igieniche ai più piccoli

Questa raccolta è estrapolata dal sito: www.savethechildren.it

Infine vorrei ricordarvi di affidarvi sempre a fonti autorevoli e ufficiali per monitorare la situazione. Attenzione alla fake news, che alcuni stupidi mettono in giro.

Elisa Sergi informazione

#IORESTOACASA
#ANDRATUTTOBENE

 

➡    La giusta informazione: i LINK utili 
➡    Vademecum Psicologico

La giusta informazione: i LINK utili

Siamo chiamati tutti in causa per cercare di tamponare questa emergenza Coronavirus, una situazione estremamente complessa e delicata. Dobbiamo assolutamente attenerci ai dettami del Decreto entrato in vigore. Andate sul sito del Governo e leggetevi attentamente quanto scritto: 

Ecco il LINK del sito del Governo.

Oltre a questo link, ve ne segnalo altri due, poiché è di vitale importanza informarsi e capire bene la situazione, da fonti sicure e istituzionali:

– Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus

– Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/

Un atteggiamento psicologico valido può aiutare non solo chi lo attua ma anche gli altri, innescando un circuito virtuoso, e aumentando il quoziente di resilienza dei singoli, della famiglia, della comunità.

VADEMECUM  PSICOLOGICO

Vorrei diffondere questo utilissimo VADEMECUM creato dall’Ordine degli Psicologi, al fine di gestire al meglio, in questa situazione di emergenza, lo stato psichico individuale e della collettività. Credo fortemente sia necessario per fronteggiare al meglio questo carico di stress al quale ovviamente non possiamo essere abituati.

La paura è un’emozione potente e utile.  E’ stata selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale a evitarli.

La paura funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Così è stato fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e decidevano volontariamente se affrontarli oppure no.

Oggi molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete. Succede così che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei pericoli. In questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per danneggiarci.

Facciamo un esempio: dopo l’11 settembre il panico degli statunitensi per il volo in aereo fu tale che molti decisero di spostarsi in macchina. Nel periodo successivo sulle strade morì il doppio delle persone rispetto a quelle che viaggiavano sugli aerei catturati e abbattuti dai terroristi. Il panico si era tradotto in scelte individuali controproducenti che, aggregate, divennero un danno collettivo.

Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche.

A tutt’oggi, i decessi per influenza non da Coronavirus sono molto più frequenti. Di questi però non si ha paura perché ci siamo abituati a tal punto che molti italiani ignorano addirittura i benefici, in chiave preventiva, dei vaccini. Si ripete la differenza tra la paura dei voli in aereo e la scelta volontaria e sotto il nostro controllo di guidare un’automobile.

Per evitare che le paure siano sproporzionate e creino forme di ansia individuale e di panico collettivo proponiamo di condividere un “decalogo antipanico”. Alcune “chiavi di lettura” che possono aiutarci ad evitare due errori possibili: sopravvalutare o sottovalutare (negare) il problema.

Decalogo anti-panico

1. Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. Il Coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre importanti patologie.

2. Non confondere una causa unica con un danno collaterale. Molti decessi non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi.  Finora i decessi legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia questo 1% si aggiunge ed è percepito in modo diverso dai “decessi normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”: nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e, l’anno prima, 61.099.

3. Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi.

4. Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi.

5. Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci (cfr. elenco qui sotto).

6. In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni.

7. E’ difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.

8. Questa semplice figura permette di vedere la paura del coronavirus in prospettiva.La figura mostra nella parte superiore i pericoli di cui si ha più paura di quanta se ne dovrebbe avere. In questi casi l’indignazione pubblica può suscitare panico e, di conseguenza, ansie sproporzionate e dannose. Nella parte inferiore, al contrario, ci sono i pericoli a cui siamo abituati e che non provocano paure. La sproporzione tra le aree dei due cerchi mostra quanta differenza c’è tra paure soggettive e pericoli oggettivi. (Fonte: Paolo Legrenzi, A tu per tu con le nostre paure. Convivere con la vulnerabilità, Il Mulino, 2019).

9. La figura mostra il fenomeno delle paure nel loro complesso: l’indignazione pubblica sui media accentua alcune paure, come quelle per gli attacchi terroristici e i criminali armati, e induce a sottovalutare altri pericoli oggettivi a cui siamo abituati. Le caratteristiche del panico per coronavirus lo avvicinano ai fenomeni improvvisi e impressionanti che inducono panico perché sollevano l’indignazione pubblica.

10. Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi.

 

Tre buone pratiche per affrontare il coronavirus

1. Evitare la ricerca compulsiva di informazioni.

Abbiamo visto che è normale e funzionale, in chiave preventiva, avere paura davanti ad un rischio nuovo, come l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare.

2. Usare e diffondere fonti informative affidabili.

E’ bene attenersi a quanto conosciuto e documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali, aggiornate e accreditate.

Al Ministero della Salute, alla Protezione Civile, e al Sistema sanitario nazionale e regionale lavorano specialisti esperti che collaborano per affrontare con grande rigore, attenzione e con le risorse disponibili la situazione in corso e i suoi sviluppi.

3. Un fenomeno collettivo e non personale.

Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente. Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto di questo effetto.

 

Dopo i pensieri e le emozioni, i comportamenti

L’Istituto Superiore di Sanità indica semplici azioni di prevenzione individuale.

Eccole qui riassunte:

  • Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.
  • Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione.
  • Bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 20 secondi, fino ai polsi. Se acqua e sapone non sono a portata di mano, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol.
  • Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate.
  • Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci; usa fazzoletti monouso.
  • Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate.
  • Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico.
  • Contatta il numero verde 1500 se sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni e hai febbre o tosse.
  • Se stai male e hai sintomi compatibili con il Coronavirus, contatta telefonicamente il tuo medico di base o il 118, senza recarti direttamente in ambulatorio o in Pronto Soccorso (per ridurre eventuali rischi di contagio a terzi o al personale sanitario).
  • Rispetta rigorosamente solo i provvedimenti e indicazioni ufficiali delle Autorità di Sanità Pubblica: sono una tutela preziosa per te e per tutti.

L’uso regolare di queste azioni elementari riduce significativamente i rischi di contagio per sé, chi ci è vicino e la collettività tutta.

 

A chi si deve badare nella marea delle notizie

E’ stata chiamata “infodemia” il contagio e la diffusione delle notizie: guardando la tv, aprendo i giornali o andando in rete si viene sommersi da una marea di informazioni di ogni tipo sul Coronavirus: veri esperti e finti esperti, specialisti improvvisati, persone che riportano il “sentito” dire o il “sentito” letto. In questo campo ragionare con il “buonsenso” porta a conclusioni spesso errate.

Va bloccato o ignorato uno stato di “allarme psicologico permanente” che si traduce in “indignazione pubblica”. Si tende così a aumentare la percezione dei rischi e siamo spinti a cercare ossessivamente informazioni più rassicuranti. I media però sono fatti per attirare l’attenzione e ci espongono per lo più a cronache allarmanti facendo cresce la sproporzione tra pericoli oggettivi e paure personali.

Conclusione: riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media. Le semplici informazioni sopra riportate sono sufficienti. Una volta acquisite le informazioni di base su che cosa succede e che cosa fare, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili sopra indicate.

Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza farsi sommergere da un flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”. E’ bene proteggere anche i bambini. Se ci interrogano, daremo sempre la nostra disponibilità a parlare serenamente di quello che possono aver sentito e li spaventa correggendo un quadro statisticamente infondato.

E’ meglio non esporli alle informazioni allarmistiche di cui sopra.

 

Agisci collettivamente per un fenomeno collettivo

Anche se tu ti sei fatto un’idea corretta del fenomeno e non provi alcuna paura infondata, è bene cercare di aiutare gli altri raccontando in parole semplici il nostro decalogo e le raccomandazioni qui elencate.

Devi supplire cioè all’indignazione e panico pubblici suscitati da molti canali media e social fornendo le semplici informazioni sopra indicate e ragionando con calma e pazienza invece di ignorare o, peggio, disprezzare chi non sa e si rifiuta di pensare.

Bisogna ricordarsi delle parole di Alessandro Manzoni in relazione alla peste di Milano del Seicento: “Il buon senso se ne stava nascosto per paura del senso comune”.

Andiamo a scalzare il senso comune ma non con il buon senso di Manzoni ma con la scienza e la razionalità. La psicologia permette di capire in modo razionale anche quel che non si presenta come tale ma che va capito e rispettato.

Agire tutti in modo informato e responsabile e aiutarsi reciprocamente a farlo, aumenta la capacità di protezione della collettività e di ciascuno di noi.

 

Non ti vergognare di chiedere aiuto

Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano disagio non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto ad un professionista.  Gli Psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in modo competente.

Tutti possiamo avere necessità, in certi momenti o situazioni, di un confronto, una consulenza, un sostegno, anche solo per avere le idee più chiare su ciò che proviamo e gestire meglio le nostre emozioni, e questo non ci deve far sentire “deboli”.

Non è debole chi chiede aiuto per aumentare le proprie risorse e quelle dei suoi cari.

David Lazzari – Presidente CNOP – 26 febbraio 2020

Estrapolato dal sito del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi
www.psy.it