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MOM & KIDS

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E così anche questi due anni sono passati, l’asilo nido è finito, Celeste è cresciuta, ha 3 anni e a settembre andrà, come dice lei, alla scuola dei grandi, ovvero alla materna.   

Non vi nascondo che sono un po’ triste, perché questi due anni sono stati speciali, hanno visto crescere la mia bambina, facendole compiere tantissimi traguardi. L’autonomia nello svolgere tante azioni, dalle più banali, alle più complesse.
Lo sviluppo del linguaggio, il lessico acquisito, le regole della condivisione con gli altri, i rituali nel mangiare, il controllo degli sfinteri, e il conseguente abbandono del pannolino a due anni, tanti stimoli e insegnamenti, che hanno fatto di Celeste, la bambina che è adesso .

So benissimo, che in tutte queste cose che ho elencato, c’è la fondamentale componente familiare, indispensabile e centrale nello sviluppo psico-cognitivo del bambino.  L’ asilo nido però, è una variabile molto importante nella crescita di un bambino per i tanti e i diversi stimoli offerti, che con tutto il bene e l’amore del mondo, genitori, nonni e tate, non possono eguagliare.

L’ultimo giorno di asilo, ho pianto e sono stata triste tutto il giorno. Mi dispiace molto salutare quell’ambiente meraviglioso e quelle educatrici così speciali che hanno piantato nella mia bambina tanti semini fecondi di buoni insegnamenti. Come ho già detto, un luogo speciale per me, che ha visto crescere me, mia sorella, mio nipote e adesso le mie bambine.

Ho già fatto un articolo sull’importanza del far frequentare ai nostri piccini l’asilo nido, e dei benefici che ne derivano. Come in ogni cosa, ci sono pareri concordi e  diametralmente opposti.
Tra noi mamme ci sono le favorevoli, e devo dire che secondo il mio calcolo statistico, sono sempre più, e quelle contrarie. Come ben sapete io sono super favorevole, e consiglio l’asilo nido ad ogni mamma me lo chieda, però ci sono alcuni casi che posso assolutamente comprendere la decisione opposta.
Tra queste motivazioni ovviamente ci sono i motivi di salute, in quanto, purtroppo esistono anche situazioni molto difficili, nelle quali i bambini stanno fisicamente male o sono affetti da patologie fisiche e in quel caso, se non ci sono sussidi o ausili necessari, la questione non sussiste. 
Poi ci sono quei casi in cui la famiglia, non si può permettere economicamente di sopperire a tale esborso economico, in quanto, ahimè l’asilo nido, ha un costo abbastanza alto.
Queste sono ragioni che capisco e comprendo assolutamente!

Io mi sento di consigliare vivamente l’esperienza dell’asilo nido, a patto che la struttura sia conosciuta e recensita positivamente, e che incontriate direttamente voi stesse le educatrici. Inoltre la cosa fondamentale, rimane captare e intercettare sempre il feedback del vostro bambino, quella è la cartina tornasole dell’ambiente che respira. 

Vi presento, se non lo conoscete già,  il nuovo trend del momento, i gioielli realizzati con il latte materno.
Una moda che sta prendendo sempre più campo tra noi mamme e che sta destando non poco interesse, sia in senso positivo, che in negativo.

A me personalmente piace molto l’idea di rendere poche gocce del mio latte, un gioiello, un vero e proprio ricordo da indossare, qualcosa creato con il mio DNA, strettamente legato a me e alla mia bambina.

⬆VIDEO Unboxing ⬆

Ogni mamma che allatta o ha allattato, sa quello che significa questo atto.
Il sacrificio, il dolore, le varie complicanze come ragadi e mastiti, per quanto mi riguarda non è stata una passeggiata, ma grazie alla mia tenacia, e alla voglia di dare alle mie bimbe il mio latte, ho sopportato “qualche avversità” per perseguire questo mio obiettivo. Inizialmente, è stato tremendo, la mia primogenita, poppava a distanza di 1 ora e mezza,  (famelica!). Lo chiamavo “l’appuntamento con il dolore”.
Ho stretto i denti, fino a quando il dolore è sparito, e così la mia prima bambina ha preso il mio latte per 14 mesi, fino a quando lei stessa, si è staccata autonomamente. E’ stato un po’ difficile realizzare che non le andava di prendere più il mio seno, però in fin dei conti meglio così, piuttosto che forzarla un domani a smettere per volontà mia. Per quanto riguarda la mia seconda, prende ancora il latte, ha 1 anno e sembra che non abbia intenzione di smettere, vedremo come si evolverà la faccenda…

L’idea che qualcosa di tangibile, potesse fermare nel tempo, questo momento così speciale, così unico nella vita di ogni donna, mi ha incuriosita molto. Mi sono informata su come potesse essere possibile rendere qualche goccia del proprio latte un gioiello.
Marina D’Avanzo, la titolare di Gioiellidilatte.com mi ha spiegato nel dettaglio il procedimento.

 

⬇Procedimento⬇

Il latte viene codificato con un programma creato appositamente in laboratorio, sterilizzato con macchinari e procedure apposite. Il latte viene addensato grazie all'utilizzo di sostanze naturali, 
assumendo la consistenza di una qualsiasi pietra. Da liquido passa a solido con una tecnica 
testata e perfezionata negli anni e rigorosamente top secret.
Una volta creata la pietra di latte della forma scelta, viene poi incastonata su basi in argento, 
acciaio o in oro. 
Successivamente il gioiello, viene rifinito, testato, e poi spedito. 
Il latte avanzato, viene opportunamente congelato e conservato almeno per un anno , restando 
a disposizione della Mamma qualora voglia ordinare un altro gioiello.

Conservare nel tempo il ricordo di questo momento così speciale, così intenso, mi ha spinta a volere il mio gioiello di latte. Sono andata su gioiellidilatte.it e ho scelto quelli che erano i gioielli che più di tutti mi piacevano: due bracciali, uno con la scritta mamma e l’altro con la scritta papà.

Come in tutte le cose, specie quelle più particolari, le critiche e i commenti negativi non mancano mai.
Ci sono persone che reputano di cattivo gusto questa pratica, pensando anche che sia una truffa o l’ennesima trovata commerciale.

Lavorazione

Marina D’avanzo, titolare di gioiellidilatte.com è una mamma di Napoli, che non offre solo le sue creazioni, ma promuove l’informazione e la promozione dell’allattamento con la sua particolare attività.

“Ogni gioiello che creo deve raccontare la storia di una madre, di particolari allattamenti, di cui molti non facili. Per questo, prima di crearlo, cerco sempre di incontrare chi me lo richiede, capire la sua storia, per poi  dare forma al mio lavoro. Indossare il proprio latte materno è come portare sempre con sé il proprio DNA, per questo ci tengo che sia qualcosa di unico”.

www.gioiellidilatte.it

Sembra ieri che ero incinta, sembra ieri che  ho partorito…invece no, è già passato un anno da quando ho dato alla luce la mia secondogenita Stella. Se devo essere sincera, con la mia prima figlia, il tempo ha avuto un ruolo completamente diverso, direi proprio opposto. Se con quest’ultima ogni cosa è volata e tutt’ora mi sembra che il tempo scorra velocissimo, con la prima figlia, il tempo non passava mai. Questa differenza penso sia legata alla novità e all’attesa della prima gravidanza e del primo figlio, poiché è tutta un’incognita perciò ogni istante è vissuto con più intensità. Per quanto riguarda il secondo figlio, ormai tante cose le sappiamo già e a volte le diamo per scontate, il tempo sembra avere una connotazione molto diversa.
Il compimento del primo anno del nostro bambino, rappresenta un momento importante, una tappa che sancisce la crescita del nostro piccino, che ovviamente si è discostato dal concetto di neonato.
Come ormai sappiamo bene, i primi mesi del piccolo, sono momenti fondamentali per lo sviluppo cognitivo del piccolo.

 

LE  PRIME  CONQUISTE (0-12 mesi)

  • Riconoscimento dei volti in primis quello materno
  • Primi sorrisi e successive risatine
  • si gira su se stesso e si inarca con la schiena
  • Sonno più prolungato, fino ad arrivare all’intera notte  (a seconda dei casi e del bambino)
  • Conquista la posizione seduta
  • Esplorazione orale, il bimbo conosce il mondo “assaggiandolo”
  • Paura dell’estraneo
  • Gattona o si trascina
  • Afferra le cose consapevolmente
  • Prova altri sapori oltre al latte, come la frutta e le prime pappine
  • Muove le manine con intenzione
  • Prova a mangiare da solo e si porta alla bocca il biberon
  • Si alza eretto in piedi
  • Primi passi
  • Lallazione
  • Prime paroline
  • e infine …. combina i primi guai, con l’uso delle manine, iniziando ad esplorare il mondo

E’ doveroso chiarire il concetto che ogni bambino ha i propri ritmi e tempi, ci sono bambini che camminano prima di 1 anno e altri che ancora non lo fanno. Così come l’abbandono del pannolino, solitamente avviene intorno ai due anni, ma ripeto ognuno ha i propri tempi, e alcuni possono anche arrivarci intorno ai tre anni.

Detto ciò, ci sono le fasi di crescita che scandiscono a grandi linee, intervalli temporali in cui il bambino acquisisce certe competenze specifiche. Ogni bambino è diverso da un altro, perciò se c’è un ritardo in qualche sfera non c’è da preoccuparsi, anche se per ogni dubbio o perplessità vi consiglio sempre di chiedere al vostro pediatra, che sicuramente vi consiglierà la strada migliore.

Una delle città più interessanti che conosca, una metropoli che non mi stanca mai e nella quale mi trasferirei volentieri, senza pensarci due volte, è Londra.
Un luogo nel quale si respira un’aria cosmopolita, dalla tradizione, alla modernità, dall’architettura alla natura, un vero e proprio miscuglio di culture ed etnie integrate alla perfezione.

VIDEO: Cosa vedere a LONDRA 

Stavolta sono andata a Londra con la mia famiglia, al “Saint Joseph College” a Oakwood, non proprio in centro zona 1, ma grazie alla metropolitana londinese, questo non è stato un problema.
La mattina tutti a imparare/ripassare le nozioni di inglese con i teachers e poi il pomeriggio a spasso per le mille attrazioni londinesi.
Londra è una città bimbi friendly, adatta ai bambini, perché racchiude in sé, diverse opportunità e attività per i più piccoli, che vi elenco di seguito.

Unica nota negativa: nella metropolitana, non sempre sono presenti gli ascensori per passeggini o carrozzine.
In molte occasioni mi toccava trasportare per le scale il passeggino, e io, avendo due bimbe piccole, una delle quali ancora non cammina , ho avuto qualche seria difficoltà. Difficoltà però, ampiamente superate dalla cortesia inglese, che ho riscontrato nelle tante persone che ci mostravano 
spontaneamente il loro aiuto. Detto questo, Londra si conferma una meta top per famiglie.

 – COSA FARE A LONDRA CON I BIMBI

  1. London Eye, la ruota panoramica più grande d’Europa inaugurata nel 2000, 135 mt di altezza. C’è la concreta possibilità che vi siano lunghe code, perciò vi suggerisco di comprare i biglietti online.
  2. Natural History Museum, un luogo magico grazie ai suoi dinosauri e ai tanti animali presenti.
  3. Science Museum, con i diversi mezzi esposti, le sue vetture, il fornito reparto di aeroplani e uno spazio nei sotterranei pensato appositamente per i più piccoli e per il loro divertimento.
  4. I tanti parchi che compongono la città, all’interno dei quali potrete trovare uno spazio per far divertire i vostri bambini, tra scoiattoli e papere.
  5. Il cambio della guardia a Buckingham Palace, è uno spettacolo gratuito quotidiano, da informarsi online per l’orario esatto.
  6. Greenwich e il suo National Maritime Museum, (gratuito come tutti i musei), il Cutty Sark, famoso veliero, e il Royal Observatory, rinomato per essere il meridiano “zero”.
  7. Lego store in Leicester Square, un vero parco giochi fatto di mattoncini.
  8. Hamleys, un negozio di giochi enorme e super accessoriato.
  9. Per tutti gli amanti di Harry Potter, da non perdere il binario 9 e tre quarti a King’s Cross e gli studios della Warner Bros.
  10. La casa museo di Sherlock Holmes in Baker Street, potrebbe essere un’idea per tutti coloro che adorano l’eccentrico investigatore.

Indipendente dai bambini, a Londra ci sono moltissime cose da vedere, a seconda del tempo e dei gusti personali:
Vi elenco di seguito alcune tappe che secondo me non potete perdere, tra monumenti, musei, parchi, mercati e piazze.

Ecco i miei MUST

Oltre a queste cose, ovviamente ce ne sono tante altre da scoprire e visitare approfonditamente, io ho fatto solo la mia selezione dei posti che in assoluto preferisco e che secondo me non potete perdere.

BUON VIAGGIO 

Auguri a tutte le Mamme!
Come per la festa della donna, anche questa ricorrenza non dovrebbe celebrarsi un solo giorno l’anno, ma sarebbe bello ricorresse per 365 giorni, anche perché noi mamme non ci fermiamo mai!!!

La seconda domenica di maggio, mese che per altro adoro, viene festeggiata la figura della madre. Solo pronunciare la parola “mamma” si apre un intero universo, un mondo sconfinato. Perciò vorrei scrivere due righe su quanto fondamentale e indispensabile sia la tale figura nella vita di ogni individuo.

A livello psicologico la mamma è la variabile più importante nella vita di un bambino, colei che ne determinerà gran parte della personalità. Il bambino si specchia nella madre per capire il mondo. Quel bambino apprenderà dalla madre come ci si comporta, come si affrontano le circostanze e le diverse situazioni, apprenderà gli schemi cognitivi e relazionali, plasmandosi attraverso quella che è la sua naturale inclinazione e indole innata.

Noi mamme abbiamo la grande responsabilità di crescere i nostri piccini, che saranno gli adulti del domani. Le componenti in gioco sono diverse, tra le più importanti, l’autostima e l’autoefficacia con la quale si fronteggiano le varie situazione che la vita pone difronte.

La letteratura psicologica in tal senso è molto vasta e cresce sempre di più. Fin dai primi studi con Bowlby e la sua teoria sull’attaccamento, nella quale postulava i danni di una separazione materna a Bion e il suo concetto di genitori contenitore, e a tanti altri studi in tal senso…
Insomma la mamma è il primo pilastro nella vita di ognuno, in grado di determinare gli aspetti più profondi del nostro io.

Personalmente io sono una mamma che lascia molto spazio e iniziativa alle mie bambine, non solo perché ho una particolare formazione universitaria che sostiene le mie scelte educative, ma perché ho un’indole molto indipendente, plasmata da mia mamma, che mi ha donato tutti gli strumenti per essere come sono. Mi reputo fortunata, perché non sono una persona ansiosa, e questo conseguentemente significa  non trasmetterla alle mie figlie. Le componenti ansiose del genitore,  nella crescita di un figlio è un aspetto che mina non poco la libertà di espressione del bambino, quella  spensieratezza che non lo fa esplorare il mondo, e che gli tarpa le ali.
L’ansia è una brutta bestia, non solo può determinare personalità evitanti e timorose, ma anche le classiche paure apprese, come ad esempio le vertigini.
Essere eccessivamente protettive, vuol dire non far accrescere l’intraprendenza e la curiosità del bambino, che in futuro apprenderà un atteggiamento evitante.

La priorità di ogni mamma è che il proprio figlio sia felice e cresca il più sereno possibile, ma è da capire se il nostro atteggiamento è direzionato davvero in tal senso. Infatti madri eccessivamente “protettive”, che affiancano sempre i loro figli e interferiscono in maniera smisurata in ogni loro attività, scuola, sport, alimentazione, amicizie e altro, corrono il rischio di formare figli con limiti appresi e con un minor sviluppo delle capacità di controllo emotivo e comportamentale.

Ovviamente va sottolineato che ogni mamma è stata prima figlia, ed ha appreso le varie modalità che a visto a sua volta. Detto questo, ogni madre, anche quella più ansiosa, vuole solo il meglio per il proprio piccolo, perciò, probabilmente avrà atteggiamenti “non da manuale ” ma tutto ciò, viene svolto sempre con amore e dedizione e ciò è una cosa bellissima.

Come diceva Freud:
“I mestieri più difficili: Genitore, Insegnante e Psicologo”

? TANTI AUGURI MAMME ?

“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” così recita il famoso detto polare.
Infatti se è vero che a Natale è d’obbligo stare con la propria famiglia (anche se io preferirei andare a farmi un bel viaggio) a Pasqua possiamo dare libero sfogo alle nostre idee itineranti e girovaghe.

Personalmente per Pasqua, adoro andare al mare, pregustandomi l’aria marina prima dell’arrivo delle vacanze. Il mare in Toscana non è certamente quello della Sardegna, ma la nostra costa, offre così tante soluzioni, da un punto di vista turistico, che si può classificare come meta perfetta per il week end Pasquale.

Dai paesaggi naturali e incontaminati della Maremma, alle passeggiate tra i negozi e gli stabilimenti balneari della Versilia. La scelta ovviamente dipende dai vostri gusti, dalle vostre inclinazioni e dalle vostre tasche.

Indipendentemente dalle mete marine, in Toscana c’è tantissimo da vedere, modestia (che non ho ?) a parte, la mia regione è una perla all’interno della quale è possibile trovare di tutto, così tante di quelle meraviglie sia naturali-paesaggistiche, sia storico-artistiche, che difficilmente può essere uguagliata. Perciò venite in Toscana a fare una gita e sicuramente rimarrete soddisfatti in termini di luoghi da esplorare. Quanto ad ospitalità, noi toscani, vi avviso che non siamo propriamente famosi per quanto riguarda cortesia e gentilezza, questo per dovere di cronaca va detto.

TOP 5 cose da fare a Pasqua

  1. Gita al mare
  2. Gita in montagna
  3. Gita in campagna
  4. Gita per le Città d’Arte
  5. Rimanere in città e organizzarsi

1. Gita al mare

Questa è la classica meta (la mia preferita), per tutti coloro che vogliono godersi un po’ di sole e mare pre-ferie, tempo permettendo. Qui in Toscana i posti di mare sono diversi, c’è solo l’imbarazzo della scelta, come ho già precedentemente scritto, si va dai luoghi più naturali, selvaggi e incontaminati ai luoghi più attrezzati, organizzati, e “fighetti”. Dalla Maremma alla Versilia, c’è l’imbarazzo della scelta. E voi, quale località marina, in Toscana, preferite?

2. Gita in montagna

Per tutti gli amanti del trekking, delle passeggiate e dei pranzi pesanti da rifugio, la meta per voi è senz’altro quella montana. Alpi Apuane e Appennino Toscano, regalano posti veramente belli, spettacoli ad alta quota da visitare, sentieri da percorrere e piccoli scorci da scoprire.

3. Gita in campagna

Le dolci colline toscane, sono posti meravigliosi nei quali potrete organizzare scampagnate, non tanto lontane dalle città. Organizzare un bel pic nic e visitare le numerose fattorie didattiche che sono presenti nel nostro territorio, ad esempio nel Mugello ce ne sono molte e ben organizzate. Le fattorie didattiche rappresentano un’idea molto accattivante per i bambini, poiché oltre ad offrire ottimi pranzi, bimbi friendly, ci sono gli animali della fattoria da visitare, scelta sicuramente preferibile da scegliere al posto degli zoo. Ho fatto un articolo su questo argomento, sul perché preferire la fattoria didattica allo zoo, leggi qui.

4. Gita per le città d’arte

La Toscana, così come tutta Italia è piena di città d’arte, meravigliosi esempi di architettura e storia, musei a cielo aperto, da visitare e scoprire. Dalla Val D’Aosta alla Sicilia, dal Trentino alla Puglia, passando per il centro Italia, la nostra Penisola racchiude una sorta di scrigno meraviglioso, con perle diverse e particolari. Rimanendo in Toscana, in primis (scusate il campanilismo) Firenze, la mia città, la culla del rinascimento, è un piccolo gioiellino da girare facilmente in un week end. Oltre al capoluogo toscano, da visitare sicuramente ci sono  Siena, Arezzo, Pisa, Livorno, ma anche tutti quei paesini più piccoli e caratteristici che la Toscana racchiude. C’è l’imbarazzo della scelta.

5. Rimanere in città

Per tutti coloro che non hanno organizzato niente, e che si riducono all’ultimo momento, con genitori e suoceri che pressano per passare Pasqua insieme, c’è il consueto pranzo domenicale, buono ma alquanto barboso. Quest’anno mi tocca! L’anno scorso andammo a Venezia, Burano e Murano, una gita molto bella, posti meravigliosi, ma alquanto scomodi con bambini piccoli e passeggini, perché con la quantità di ponti, vi lascio immaginare lo sbattimento di mio marito… io ero incinta, perciò niente pesi  ?. Per tutti coloro che si sono salvati dal pranzo con tutto il parentado (beati voi!!) se è una bella giornata, potete organizzare un bel pic nic in un giardino cittadino, ad esempio a Firenze ci sono le Cascine, un parco molto bello, nel quale sbizzarrirsi nello scegliere un posto per stare all’aperto e giocare con i bambini,  organizzando una splendida caccia al tesoro con le uova pasquali.  Oppure visitare qualche museo, a Firenze ci sono gli Uffizi, che sicuramente meritano la fila per l’ingresso.

Se siete a Firenze per Pasqua, vi consiglio di assistere allo "Scoppio del Carro" 
davanti al Duomo, la tradizionale cerimonia laico-religiosa, di origine medievale, 
nella quale un particolare carro, trainato da buoi bianchi, una volta terminato il loro
percorso nel centro storico, si fermano per lo scoppio, con petardi e piccoli fuochi 
artificiali. Sicuramente da vedere!

 ?  BUONA PASQUA ?

La scelta del luogo dove partorire è fondamentale, rispecchia quelle che sono le nostre inclinazioni e priorità.
Al primo posto deve essere la sicurezza per il nostro bambino e la nostra tranquillità.

Oltre agli ospedali e ai punti nascita, che vi elencherò tra poco, non dimentichiamoci che c’è un sempre più nutrito gruppo di donne che scelgono di partorire in casa, con l’aiuto di ostetriche private che si recano a domicilio. E’ senz’altro una visione molto romantica, ma credo che non sia priva di rischi, perché in caso di complicanze, anche se pur minime, non c’è l’ausilio di strutture mediche o presidi idonei, e in certi casi la velocità con la quale si interviene fa la differenza.

Una via di mezzo, tra ospedale e casa propria, è optare per la scelta di un punto nascita all’interno di strutture attrezzate, come ad esempio “La Margherita” all’interno dell’ospedale di Careggi a Firenze. Un posto ideale per il parto naturale, non medicalizzato e al tempo stesso all’interno di un ospedale e a pochi metri dal reparto, questo per gestire le complicanze nel minor tempo possibile.

Per sapere di più sui TRIMESTRI della gravidanza ho fatto 3 video, ciascuno per trimestre. Clicca qui e guardali.

 

TOP 10 per la scelta dell’ospedale:

1) NEONATOLOGIA

E’ la prima cosa da tener presente quando si pensa alla scelta della struttura nella quale andremo a partorire.
La scelta si effettua in base alla consapevolezza che ogni ospedale ha un proprio livello di neonatologia, e ne esistono 3:

I Livello

  • cure neonatali a bimbi sani;
  • trattare neonati tra 35° e la 37° settimana, fisiologicamente stabili;
  • organizzare il trasferimento presso un’altra struttura che fornisca un adeguato livello  di cure;
  • tecniche base di rianimazione;

II Livello

  • assistenza per neonati sopra i 1500 grammi, nati oltre le 32 settimana;
  • cura di neonati convalescenti mandati dai centri di terzo livello;
  • rianimazione di bambini pretermine o malati con conseguente trasferimento verso  una terapia intensiva neonatale in un ospedale di 3° livello.

III Livello

  • Terzo livello A:
    – assistenza neonati nati dopo la 28° settimana che pesano più di 1000 gr;
    – ventilazione meccanica;
    – interventi di chirurgia di base.
  • Terzo livello B:
    – assistenza per ogni bambino indipendentemente età gestazionale e peso;
    – supporto respiratorio avanzato come ad esempio “inalazione di ossido nitrico” e “high frequency ventilation”;
    – accesso a vari specialisti pediatrici;
    – diagnostica per immagini, ecografie, RM e TC.
  • Terzo livello C: (incluse tutte le voci precedenti)
    – servizio di supporto tramite circolazione extracorporea;
    – riparazione chirurgica malformazioni congenite cardiache.

2) NIDO o ROOMING IN

La seconda cosa da valutare è la sistemazione del bambino una volta nato. Sarà in stanza con noi, in una cullina accanto al nostro letto 24h su 24, oppure in un apposito nido, insieme ad altri neonati?  La sistemazione nel nido è un’usanza a mio avviso in disuso, poiché la madre deve avere il diritto di stare con il proprio figlio, allattandolo a richiesta ogni qualvolta esso voglia.

3) ANALGESIA (epidurale)

L’anestesia può rappresentare una salvezza, da un punto di vista psicologico per molte donne. Dovrete assicurarvi, qualora la richiediate, di scegliere una struttura che la pratica 24h su 24. Vi ricordo che per avere l’epidurale durante il parto, dovrete fare una visita con l’anestesista non oltre la 35° settimana. Io la sconsiglio caldamente! 

Per sapere tutte le FASI del parto, leggi qui il mio articolo e guarda il VIDEO dell’esperta.

4) METODI  STRUTTURALI

Nella scelta dell’ospedale, sono da tenere in considerazione le procedure adottate per il parto e per la degenza. I servizi e le cure che offrono, i metodi che usano durante il travaglio, e gli ausili messi a disposizione per prepararsi al momento cruciale. L’aiuto dell’acqua calda ad esempio è molto efficace, io per la mia prima bambina, sono stata più di mezz’ora sotto l’acqua calda, trovandone tanto beneficio. Inoltre, la partoriente DEVE avere la possibilità, di partorire come più le torna comodo, dovrebbe avere carta bianca in tal senso.
Partorire sul lettino, è una procedura standard, che per altro non favorisce in maniera ottimale la fuoriuscita del neonato, perché prima di tutto non sfrutta la gravità, limitando la possibilità di eseguire movimenti naturali che portano all’espulsione del bambino.
Il movimento può non solo lenire il dolore, ma aiutare la fuoriuscita del neonato.
Le posizioni a mio avviso migliori, sono quelle verticali: in piedi,  in ginocchio, sedute (sullo sgabello olandese) avendo i piedi puntati per terra, o come vi viene meglio in quel momento, la spinta deve essere efficace e attiva, non passiva.
Insomma, assicuratevi che l’ospedale che scegliete sia in grado di lasciare spazio e iniziativa d’azione alle gestanti.

Ho scritto un articolo sull’importanza dell’attività fisica per il parto e sui MOVIMENTI da eseguire. Clicca qui per leggerlo.

5) COMPAGNIA  IN  SALA  PARTO

Accertatevi che ci sia la possibilità, anche se, giustamente è diventata prassi oggigiorno, di essere accompagnate da una persona di vostra fiducia in sala parto.
Compagno, marito,  madre, amica, ostetrica, o chi vi pare,  sopratutto qualcuno che non vi trasmetta ANSIA.
Meglio avere al proprio fianco una persona tranquilla e sorridente, piuttosto che qualcuno che vi infonda insicurezza e paura. Il parto è una cosa naturale e bellissima, se vissuta come si deve vivere. Io ho partorito 2 volte e quei momenti sono in assoluto i momenti più belli e più emozionanti della mia vita. Partorirei ancora 10 volte! Il dolore è sopportabile e passeggero.
Ricordatevi, è una questione di preparazione, sia fisica che psicologica.

6) ROUTINE  POST PARTO

Tutti si concentrano sul momento del parto…ma dobbiamo pensare anche al dopo.
Cosa avviene?
E’ importante sapere quali sono le procedure che effettueranno nel momento in cui il nostro  bambino è nato. Quali esami gli faranno, cosa faranno a noi, il secondamento, ovvero l’espulsione della placenta e via dicendo.
La routine migliore, in assenza di particolari condizioni e se tutto va nella maniera più fisiologica possibile, è quella di lasciare per almeno 2 ore il bambino a stretto contatto  con la madre, il cosiddetto “pelle a pelle” per favorire l’attaccamento e stimolare nella maniera più naturale possibile l’allattamento al seno.
Assolutamente no, (sempre non ci siano indicazione mediche in tal senso), a biberon di latte artificiale.

Sul PUERPERIO ho scritto un articolo e fatto un video con un’ostetrica.
Clicca qui per leggere e guardare il video.

7) DONAZIONE  CORDONE OMBELICALE

E’ possibile conservare e/o donare il proprio cordone ombelicale, le cui cellule sono molto preziose per diverse indicazioni terapeutiche. Chi volesse raccoglierlo o donarlo, si deve informare presso la struttura ospedaliera scelta.

8) CORSO PRE PARTO

Informarsi se nella struttura organizzano un corso pre-parto e frequentarlo, (io ne ho frequentati 2, uno dell’ospedale in cui andavo a partorire, e l’altro alla ASL).
E’ una formazione utile e sinceramente non capisco chi per scelta non lo faccia.
Sono appuntamenti importanti sia per apprendere tante nozioni utili, sia per conoscere le ostetriche, capire il loro “modus operandi” e poi anche per visionare la struttura e  farla diventare più familiare possibile.

9) IL PIANO DEL PARTO

E’ una sorta di contratto scritto, nel quale si scrive quello che sono i nostri desideri-voleri. Ho scritto un articolo sull’argomento. Leggi qui per sapere di cosa si tratta, e cosa è il PIANO DEL PARTO.

10) LA DISTANZA DA CASA

In ultimo, da non sottovalutare la distanza della struttura da casa nostra. Voi non potete sapere, a meno che non sia un parto programmato, o un cesareo, quando il vostro bambino deciderà di nascere, (falsi allarmi compresi) perciò è sempre bene optare per l’ospedale più vicino o comunque facilmente raggiungibile.

NON  VI  FATE  TERRORIZZARE  DA  RACCONTI  MACABRI  E  TERRORIZZANTI, OGNI  PARTO  HA  UNA  STORIA  A  SE'.  
NOI  DONNE  ABBIAMO  TUTTI  GLI  STRUMENTI  PER  FAR  Sì, CHE  SIA 
IL  GIORNO  PIU'  BELLO  DELLA  NOSTRA    VITA.

Un neonato dopo i sei mesi di vita, ha bisogno oltre al latte materno (o artificiale) di introdurre nella sua dieta il cibo della nostra dieta mediterranea.

Ci sono principalmente 2  scuole di pensiero:  lo svezzamento classico o l’autosvezzamento. Il divezzamento chiamato anche svezzamento è la graduale introduzione di cibi dai semiliquidi ai semisolidi a partire dal classico brodino vegetale, passando gradualmente dai cerali alle proteine animali e vegetali per poi finire con la pastina di grano duro.

I principi dello SVEZZAMENTO:

  • A 4 mesi iniziare somministrando frutta grattugiata, mela e pera.
  • A 6 mesi si inizia con il primo brodino vegetale nel quale far sciogliere la cremina di riso (o di mais e tapioca).
  • in 1 Litro di acqua, inserire una patata, una carota, una zucchina e qualche foglia di bieta. Far bollire fino a quando il volume non sarà la metà. Scolare le verdure ed utilizzare il solo brodo  per la preparazione della pappa (180 ml circa). Il quantitativo di crema da sciogliere è circa 20 grammi che equivalgono a 2 cucchiai da minestra. A questa mistura si aggiunge un cucchiaino di olio e uno di parmigiano. Questa sarà la pappa della sera, introdotta una sola volta al giorno per una settimana.
  • Dopo la seconda settimana si aggiunge un passato di verdure precedentemente cotte nel brodo.
  • Dopo una decina di giorni si aggiunge mezzo vasetto di omogeneizzato o l’equivalente in grammi di carne fresca di pollo, consiglio agnello o tacchino o i legumi.
  • Dal 7 mese inoltrato si aggiunge anche un formaggio ipolipidoco (stracchino o ricotta) al posto della carne. A questo punto si può introdurre la pastina di grano tenero.
  • A 9 mesi si introduce il tuorlo d’uovo e le altre verdure di stagione. Da qui fino a 1 anno si introdurrà gradualmente tutto, eccezion fatta per il sale e lo zucchero.
  • Cibi vietati: cioccolato, funghi, frutti di mare, pesce crudo, cibi piccanti, fritti, alcool, caffè e frutta secca.

I principi dell’ AUTOSVEZZAMENTO:

  • Nel momento in cui un neonato riesce a mettersi seduto, o in braccio o sul seggiolone è pronto per iniziare la sua avventura con il cibo.
  • Continuare con l’allattamento fino e anche oltre il 6° mese, come raccomanda anche l’OMS.
  • Capire dall’atteggiamento del bambino, quando è l’ora di iniziare ad offrirgli cibo. Questo succede quando guarda osserva e si protende verso quello che mangiamo.
  • Cercare di fargli assaggiare tutto quello che il genitore reputa opportuno, nei limiti del concesso. Attenzione al sale e allo zucchero.
  • Capire i segnali del bambino, quando gradisce o meno e nel caso accontentarlo.
  • Cercare di mantenere i ritmi della famiglia, durante i pasti, il bambino si adeguerà di conseguenza.

Inoltre c’è da sottolineare che l’introduzione di cibi solidi, non vuol dire smettere di prendere il latte (materno o artificiale). La parola “svezzamento”  significa “abbandonare il vizio”, e in assoluto il latte non è un vizio, perciò sarebbe meglio parlare di “alimentazione complementare a richiesta”. 

Dai 12 mesi è possibile iniziare a somministrare il latte intero di mucca. E’ stato studiato che il “latte crescita”, quello arricchito, sia del tutto inutile. Il latte materno è sempre da preferire, e se non è possibile, prediligere l’apposito latte in polvere.

Per quanto riguarda la mia esperienza di mamma,  con le mie due bambine ho seguito, per la prima lo svezzamento classico e quindi i primi brodini, rigorosamente calibrati e pesati al grammo, per la seconda invece, sono stata meno rigida e ho agito secondo il mio buon senso. Per la precisione ho fatto un mix tra svezzamento e autosvezzamento. La mia seconda bambina, dopo le solite classiche pappine, iniziava a dare segni di impazienza, come se si fosse stancata della solita minestrina, allora pian piano ho iniziato ad offrigli le cose che mangiavamo noi, avendo però cura di non salarle né condirle troppo, prediligendo sempre un tipo di dieta sana con olio extravergine di oliva a crudo, cotture a vapore ma anche al forno e in padella. Adesso le mie bambine hanno, quasi 3 anni, la grande, e 9 mesi la più piccola, e ad oggi mangiano con gusto e non hanno difficoltà a provare cibi nuovi.

Ovviamente in tutte le cose ci sono i pro e i contro, tutt’oggi ci sono molte discussioni tra quale sia il metodo migliore. A mio modesto avviso, credo che ogni bambino è diverso e abbia la propria individualità, per questo non ci può essere una formula standard, uguale per tutti. Noi mamme dobbiamo capire i segnali che il nostro bambino ci manda, ad esempio, un altro indizio è la comparsa dei dentini. La natura, se la sappiamo ascoltare, è un’ottima maestra.

Perciò mamme, un consiglio: fidatevi di più di voi stesse, del vostro bambino e soprattutto del vostro innato buon senso, sicuramente saprete qual è la cosa migliore per il vostro bambino, al di là di mode e ultime tendenze.

Tra svezzamento e autosvezzamento… vince il buon senso!

NO SALE
NO MIELE
NO ZUCCHERO

I nonni sono sicuramente una preziosa risorsa per tutti i genitori, specialmente  se ci immaginiamo la situazione idilliaca da “Mulino Binaco” nella quale tutti sono “persone modello” e tutti vanno d’accordo tra loro…
Parliamoci chiaro, la vita reale è ben diversa. Per prima cosa, vorrei astenermi dal giudicare, anche perché ogni situazione, ogni famiglia, ogni persona ha il suo particolare vissuto, il proprio contesto, le sue peculiarità, aspetti positivi e aspetti negativi, perciò ovviamente non è semplice condividere sempre il punto di vista altrui.

C’è un detto popolare che dice che i genitori hanno il ruolo di insegnare e i nonni hanno quello di viziare… non sono del tutto concorde. Prendiamo un esempio banale, mettiamo il caso che io sia contraria a dare le caramelle alle mie figlie, e che per quanto possibile cerchi di non evitarle, e  puntualmente invece, ci sia un nonno, senza fare nomi, che di sua spontanea volontà e senza che le bambine le chiedano, gliele offra sempre. Ecco a questo punto, a me girano le scatole e non poco, perché questo vuol dire vanificare gli sforzi dei genitori, e fregarsene, contribuendo ad alimentare un vizio che a mio avviso non ha senso, che trovo del tutto inutile se non addirittura dannoso.

Quando questi atteggiamenti, ce l’hanno i nostri genitori, la cosa è più gestibile in quanto ci possiamo permettere di spiegare la questione con tutti i toni che reputiamo opportuni, anche quelli più forti e accesi, ma quando questo succede con i suoceri, ovviamente le cose cambiano, perciò o intreviene a gamba tesa il compagno o dobbiamo intervenire noi e le cose si fanno più complesse, perché ovviamente non abbiamo quella confidenza e quella naturalezza nel ribadire qualche concetto che sembra non entragli in testa, stabilendo in maniera chiara che certe cose non vogliamo che siano opinabili.

I rapporti umani del resto non sono mai facili, ci scontriamo sempre con le sensibilità altrui, però secondo me ci dobbiamo far guidare dal buon senso, se decidiamo qualcosa per i nostri figli, e vogliamo che i nonni, dall’alto della loro saggezza, rispettino i nostri voleri, dobbiamo essere chiari e dirglielo con dolcezza assertività e fermezza.

Io sono felice che le mie bimbe ad oggi, abbiano la possibilità e la fortuna di stare con i nonni, perché in gamba tutti e 4 (o quasi ???), però la linea educativa deve essere conforme a quella data da noi genitori, ovviamente con qualche strappo alle regole, ma che non siano sulle questioni più rilevanti.

Detto questo posso dire a gran voce, che i nonni sono una risorsa preziosissima sia per noi sia per i nostri bambini.

Per i nonni una sola raccomandazione: “ascoltateci di più“!

Quando si parla di scuola, si aprono innumerevoli universi fatti di cose positive e cose negative. L’annosa questione delle supplenze, è vista da molti genitori come una catastrofe da scongiurare puntualmente.
Dal mio punto di vista non penso sia una cosa negativa, anzi in un certo senso, penso sia  molto positivo variare e intervallare saltuariamente la figura dell’insegnante durante l’anno scolastico. Questa possibilità a mio avviso, dovrebbe esser vista come stimolo per i bambini, non solo per fare e svolgere materialmente cose diverse, ma per sperimentare relazioni differenti a seconda delle maestre che si trovano di fronte i ragazzi. I bambini infatti, imparano a calibrarsi in maniera diversa a seconda delle persone che hanno davanti, a seconda dell’autorevolezza che sperimentano di volta in volta. Per questo, la questione supplenze, la vedo come una possibile fonte di arricchimento, non una tremenda disgrazia da scongiurare più della peste.

Continuità didattica? Sicuramente penso che non sia importante la maestra in quanto tale, ma che questa importante figura, se pur variabile nel corso degli anni, garantisca certi requisiti standard, che a mio avviso sono alla base, per tutti quelli che vogliono chiamarsi insegnanti. La maestra (per le scuole materne ed elementari) deve essere amorevole, gentile, paziente, rispettosa, educata e perseverante.

Io sono una convinta sostenitrice dell’importanza di mandare i bambini dopo il primo anno all’asilo nido, perché gli ambiti d’apprendimento del bambino (cognitivo ed emotivo), sono stimolati in maniera maggiore, rispetto allo stare a casa con genitori, nonni e tate. (vedi articolo)

Ieri ho fatto la mia prima supplenza.
Vi chiederete, come mai, una giornalista televisiva, blogger, faccia anche la supplente.

La mia formazione universitaria in Psicologia, mi consente di poter insegnare in certi tipi di scuole, istituti comprensivi statali e comunali, mi piacciono molto i bambini e per questo ho dato la mia “messa a disposizione” per le supplenze, e così mi hanno chiamata per sostituire 3 giorni, un’ insegnante di una scuola materna dell’infanzia fiorentina.

L’esperienza è stata fantastica, mi è capitata una classe mista, ovvero con bambini che oscillano dai 3 ai 6 anni d’età.
Appena sono arrivata la bidella mi accoglie dicendomi che la classe “non era delle più facili”, anzi con la presenza di soggetti difficili…ed ho subito pensato: “Eccoci iniziamo bene”…
invece con mia grande soddisfazione le cose sono andate molto bene.
Non c’è niente di peggio del pregiudizio, odio gli stereotipi, perciò, ho provato a non farmi influenzare. All’inizio, appena sono entrata, un gruppetto di bambini, tra cui molte femmine mi ha accolta con un caloroso abbraccio, e subito questa cosa mi ha sciolta. Poi, senza tanti preamboli, mi hanno consegnato la classe, indicandomi gli elementi più turbolenti, che ben presto ho capito essere bambini come gli altri, che avevano solo bisogno di una fisicità maggiore, rispetto agli altri. 

Ho subito cercato di entrare in  farli divertire, proponendo attività nuove, e lodandoli ogni qual volta potevo, e così anche una classe “più difficile” può diventare una “classe modello”. Ovviamente queste cose non si realizzano in pochi giorni di lavoro, ma in un contatto continuo, fatto di pazienza, sacrificio e perseveranza, virtù che ogni maestra/insegnate dovrebbe avere.
Insegnare secondo me è una vocazione, una professione per la quale devi sentirtici portata, proprio come quella medica, perché in entrambi i casi sono mestieri nei quali devi avere a cura, forse più di te stesso, il prossimo, che siano pazienti o bambini.  Per quanto ho visto, le cose non vanno sempre in tal senso, certe persone, dovrebbero fare un altro mestiere, perché non propriamente portate per questa professione. Il ruolo della maestra è fondamentale nell’educazione e nella formazione personale di un bambino, a volte anche solo l’etichettare una classe o un bambino, può fare più danni della grandine, perché gli equilibri sono molto delicati e i bambini sono spugne, assorbono tutto, oltre al fatto che sono molto sensibili e capiscono anche le sfumature, spesso molto più degli adulti.

 

Nel mio BLOG di – LIFESTYLE –  mi occupo tra le altre cose di  MOM & KIDS